L’Esa dà il “Boost” ai privati

L’agenzia continentale ha pubblicato la “call” per compagnie che possano presentare progetti (autonomi) per il servizio di trasporto spaziale

L’Esa vuole “accendere” il settore dei lanciatori privati europei e ha dato il via al proprio programma per incentivare il trasporto spaziale commerciale, con un bando che invita a presentare candidature. Aperta il 23 aprile, è una permanent open call nell’ambito del programma Boost! Commercial Space Transportation Services, approvato all’ultima Ministeriale, nel novembre del 2019, con un budget complessivo di 54,55 milioni di euro.

Bruscolini, rispetto al totale del budget Esa approvato a novembre, ma che servono come leva per spingere (boost, appunto) il settore privato a prendere il volo. Un tentativo di mettersi in scia agli Stati Uniti, dove i voli commerciali sono già una realtà consolidata e provare a dare vigore anche nel Vecchio continente a un’industria che tenga il passo e possa offrire servizi spaziali alla stessa Esa e ad altre compagnie private che ne vorranno usufruire. Un ambito, va detto, nel quale l’Europa è piuttosto indietro.

Il bando “chiavi in mano”

La call è diretta a ottenere “nuovi servizi nel dominio del trasporto verso lo spazio, nello spazio e dallo spazio, o qualsiasi combinazione di questi”. Il requisito generale dei progetti presentabili è quello della offerta completa all’acquirente, il quale non dovrà fornire servizi essenziali aggiuntivi “come accesso alle strutture, trasporto e logistica” si legge nella presentazione del bando.

Insomma, dovrà essere un servizio “chiavi in mano”, da fornitore all’acquirente. Che sia la stessa Agenzia spaziale europea o un privato (per esempio, per il lancio di satelliti per telecomunicazioni, meteo, scienza o anche turismo spaziale) si tratterà di un prodotto commerciale come gli altri. E, in quanto tale, le compagnie dovranno “arrangiarsi” per trovare i finanziamenti e stare sul mercato. Qui sta forse la differenza più grande rispetto a quello che avviene oltreoceano. Negli Usa, realtà come la United Launch Alliance (Ula) hanno prosperato per anni con le commesse dalla Difesa e dalla Nasa, SpaceX gode di ricchi contratti con l’ente spaziale americano, anche se ha saputo costruirsi nel tempo una posizione solida sul mercato per altri privati o altri paesi.

L’Esa, invece, specifica che il nuovo servizio di trasporto spaziale dovrà essere “rivolto ad acquirenti privati senza contare su una richiesta europea istituzionale garantita” (si legga Esa e Commissione europea, per esempio, che opera la costellazione Copernicus, ma anche gli altri Paesi). Quindi è un business che si dovrà saper reggere sulle proprie gambe.

Il “boost” dell’Esa

Attraverso il programma Boost! l’Esa però fornirà alle compagnie selezionate supporto per alcune fasi del progetto come sviluppo e validazione di sistemi, tecnologie e software, strumenti e strutture per test. L’Agenzia si metterà a disposizione inoltre per fare networking, promuovere il programma e aiutare nel reperimento dei fondi con istituti di credito o eventuali investitori. E attivare possibili collaborazioni con altri programmi Esa.

La selezione avverrà in due fasi. Una prima, nella quale vanno presentate le linee generali del progetto e la valutazione riguarderà la conformità con gli obiettivi del programma. La fase due prevede la presentazione del progetto completo con l’indicazione del supporto da parte degli Stati che hanno sottoscritto il programma C-Sts.

Il bando è rivolto principalmente a società che hanno sede in Paesi che a novembre hanno sottoscritto il C-Sts, e garantito investimenti in questo settore. In testa ci sono la Germania, con 27,5 milioni di euro, e il Regno Unito con 14,35 milioni. Seguono Italia, con 5 milioni, Portogallo (2 milioni), Norvegia e Svezia. La Grecia non compare in questa lista perché ha stanziato un paio di milioni solo per l’element 2 del programma: sviluppo di infrastrutture relative a uno spazioporto.

Non è un caso che siano questi i Paesi interessati, visto che diversi progetti sono in via di valutazione per spazioporti nel Regno Unito (in Scozia), Germania, Italia (a Grottaglie, in Puglia), Portogallo (alle Azzorre) e Norvegia, che ha già una piccola base. E diverse compagnie aerospaziali (le scozzesi Orbex e Skyrora e la tedesca OHB, tra le alte) potrebbero sviluppare lanciatori e rendersi indipendenti. Finora, infatti, il mercato dei lanciatori europei vede in prima linea Arianespace e Avio, che sfruttano la base Esa di Kourou, in Guyana francese.

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