DALLA MEDICINA DELLO SPAZIO ALLA MEDICINA TERRESTRE

Un congresso di tre giorni a Roma  dell’AIMAS

by Antonio Lo Campo

Il trasferimento della ricerca spaziale a beneficio per chi sta sulla Terra, vede da sempre tra i capitoli più importanti quello della biomedicina. E non è un caso che circa il 50 per cento dei 245 esperimenti scientifici che vengono condotti sulla Stazione Spaziale Internazionale riguardi proprio la medicina, e soluzioni per creare nuove cure, nuovi metodi di prevenzione e persino nuovi farmaci contro patologie di varia natura.

La ricerca scientifica nello spazio e lo studio della medicina aeronautica e spaziale sono quindi sempre più al servizio della comunità, e se ne parla in questi giorni a Roma, nel corso del 34° Congresso nazionale di AIMAS “Associazione Italiana di Medicina Aeronautica e Spaziale”.

L’esperienza spaziale di Landolfi

Nelle tre giornate in programma, si svolgono sette sessioni di approfondimento, lectio magistralis, ricerca, casi studio di medicina applicata e la consegna dei Premi scientifici “I Guidoniani”, sezione volo atmosferico e spaziale e sezione traffico aereo.

Docenti universitari, ufficiali medici, piloti, esperti e ricercatori da tutta Italia si incontrano da ieri, 5 giugno, tra le aule e il Chiostro del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università “Sapienza” di Roma.

Temi specifici ma anche temi di prossimità e di forte attualità sono trattati con l’evidenza scientifica propria della ricerca medica. E già l’apertura è stata autorevole, con la reazione del Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Angelo Landolfi, dal titolo Virgin Galactic Virtute I: a bordo del primo volo suborbitale commerciale.

Landolfi infatti, giusto un anno fa, a fine giugno del 2023 , ottenne le “ali da astronauta”, volando a quota spaziale a bordo di uno degli spazioplani di Virgin Galactic, in una missione organizzata dall’Aeronautica Militare Italiana e dal CNR. Assieme al Colonnello Walter Villadei, che poi lo scorso gennaio è andato in orbita sulla Stazione Spaziale, nel corso del volo suborbitale di un’ora e mezza ha portato a termine, nei pochi minuti di microgravità, alcuni esperimenti biomedici.

La sessione iniziale, ha il titolo “Microgravità e Medicina Spaziale”, e ha compreso anche la lectio magistralis del professor Giovanni Destro Bisol, direttore dell’Istituto italiano di Antropologia, su “Resistenza all’alta quota: variabilità genetica e fattori culturali”, lo “Studio sullo stress nel controllo del traffico aereo” del professor Felice Strollo, del San Raffaele di Roma.

Paola Verde: “Dalla salute di piloti e astronauti a quella di tutti”

«La Medicina Aerospaziale ha l’obiettivo di studiare tutti quei fenomeni fisiologici legati al volo – dichiara il Generale Ispettore Pietro Perelli, presidente di AIMAS – tra questi l’ipossia, il disorientamento spaziale, gli effetti usuranti e destabilizzanti delle accelerazioni, ma anche l’obiettivo di comprendere il problema opposto cioè quello dell’assenza di gravità».

«Si tratta – aggiunge il Generale – di una scienza completa, mirata alla stabilizzazione della salute dei piloti, degli equipaggi e degli astronauti e al mantenimento di un alto livello di efficienza fisica e mentale durante la missione, e al ripristino ottimale, per quanto riguarda gli astronauti, delle funzioni psico-fisiologiche al rientro. Queste conoscenze – conclude il Generale Ispettore – sono in continua evoluzione e devono essere sempre più patrimonio del medico aeronautico e spaziale che nel suo percorso formativo dovrà toccare tutte le linee di studio dalla selezione al mantenimento del profilo di idoneità degli equipaggi, all’addestramento e alla formazione».

Ricerca e determinanti scientifici che impattano nel quotidiano anche se « Si pensa ancora allo spazio come al futuro invece è il presente, – dice il Tenente Colonnello Paola Verde, Segretario Generale dell’AIMAS, ufficiale medico sperimentatore di volo dell’Aeronautica Militare, che si è specializzata con la Royal Air Force britannica, ha volato sui caccia F-16 e ha maturato esperienze in Afghanistan e Kosovo – “Non solo perché ci sono gli spazioporti e i voli spaziali commerciali sono una realtà, ma perché se non fosse stato per la ricerca nel settore spaziale del recente passato non avremmo i dispositivi salvavita indossabili, i moderni fissatori per le fratture ossee, la memory foam per prevenire le piaghe da decubito, per non parlare delle invenzioni: la risonanza magnetica, la macchina per la dialisi e il pacemaker».

Anche contro l’Alzheimer

Nei suoi settantadue anni di attività AIMAS ha proseguito la ricerca applicata e di condividere con tutta la società scientifica e civile, risultati e riflessioni utili all’intera collettività. La medicina aerospaziale, come hanno dimostrato le ricerche sul morbo di Alzheimer, sulle neuroscienze piuttosto che sull’incidenza della cataratta o in generale sulle cardiopatie, può ed è un’occasione per nuove scoperte e conseguenti opportunità di cura per ogni persona: “Sono moltissime le applicazioni in campo medico che derivano direttamente dal campo aerospaziale. Pochi lo sanno, ma molte persone vivono più a lungo grazie a ciò che ci ha offerto e farà la medicina aerospaziale” – aggiunge Paola Verde. “Ora siamo sempre più concentrati sugli aspetti psicologici e cognitivi, compresi gli studi su come ritardare l’Alzheimer. In orbita diminuisce la concentrazione e l’isolamento di sicuro non aiuta”. E poi c’è il famoso mal di spazio, che colpisce quattro astronauti su 10. “Accade nei primi tre-quattro giorni di missione – precisa – Poi ci sono i problemi dell’ipotensione ortostatica al rientro e gli effetti della microgravità su muscoli ed ossa dopo le missioni di lunga durata. E anche questi aspetti ci hanno insegnato molto, dando il via a una serie di studi per migliorare la qualità della vita di chi ha riportato traumi importanti”.

 

 

 

 

 

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