Tre nuove lune nel Sistema Solare

Gli astronomi hanno scoperto due piccoli oggetti orbitanti attorno a Nettuno e uno attorno a Urano, portando il numero dei satelliti dei due giganti rispettivamente a 16 e 28

L'immagine della nuova luna di Urano S/2023 U1 scoperta utilizzando i telescopi Magellan il 4 novembre 2023. Urano è appena fuori dal campo visivo in alto a sinistra, come indicato dall'aumento della luce diffusa. S/2023 U1 è il debole punto luminoso al centro dell'immagine. (Credits: Scott Sheppard)

La famiglia del Sistema Solare si allarga e ospita l’ingresso di tre nuovi satelliti naturali, due per Urano e uno per Nettuno. Nel rispetto della tradizione, i due nuovi arrivati in orbita attorno all’ultimo pianeta porteranno il nome di divinità marine e ninfe mentre per il settimo pianeta si ricorrerà al nome di un personaggio shakespeariano.

S/2023 U1

La luna nuova di Urano, attualmente denominata con la sigla “S/2023 U1”, è la prima rilevata attorno al pianeta in oltre due decenni e forse la più piccola della sua corte, con un diametro di appena 8 chilometri e impiega 680 giorni per completare un’orbita attorno al gigante ghiacciato. In confronto, la luna marziana Deimos, tra le più piccole lune del nostro Sistema solare, con i suoi 13 km è grande quasi il doppio.

Il pianeta Urano fotografato dalla sonda Voyager 2 nel gennaio 1986 (Credits Nasa – http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA18182, Pubblico dominio).

S/2021 N1 e S/2002 N5

La più luminosa delle due lune nuove di Nettuno è provvisoriamente denominata con la sigla “S/2002 N5”. Con una larghezza di 23 km, questo satellite appena scoperto sembra orbitare attorno a Nettuno con un periodo di circa 9 anni terrestri. La luna più debole, attualmente denominata “S/2021 N1”, è grande 14 km e compie un giro intorno a Nettuno una volta ogni 27 anni.

Le tre nuove lune sono state annunciate venerdì 23 febbraio dal Minor Planet Center dell’Unione Astronomica Internazionale, un organismo scientifico con sede nel Massachusetts responsabile della designazione dei pianeti, delle comete e delle lune del nostro Sistema solare.

L’ultima immagine dell’intero disco di Nettuno ripresa dalla Voyager 2 prima del massimo avvicinamento (Credits: Nasa / JPL / Voyager-ISS / Justin Cowart).

Come sono state trovate

La scoperta è stata fatta utilizzando osservatori alle Hawaii e in Cile da Scott Sheppard, uno scienziato della Carnegie Science, in collaborazione con Marina Brozovic e Bob Jacobson del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, David Tholen dell’Università delle Hawaii, Chad Trujillo del Northern Arizona University e Patryk Sofia Lykawa della Kindai University.

Le nuove lune sono “le più deboli mai trovate attorno a questi due giganti ghiacciati utilizzando telescopi terrestri”, ha detto Sheppard. “È stata infatti necessaria un’elaborazione speciale delle immagini per rivelare oggetti così deboli”.

La nuova luna di Urano è stata scoperta nel novembre dello scorso anno utilizzando i due telescopi Magellano dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile. Un mese dopo, le osservazioni di follow-up combinate con le previsioni degli scienziati del JPL sulla possibile orbita della nuova luna hanno confermato la scoperta.

I telescopi Magellano all’Osservatorio di Las Campanas in Cile (Credits: Jan Skowron, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons)

Per quanto riguarda, invece, i due nuovi arrivati nel sistema di Nettuno, essi sono stati avvistati per la prima volta nel settembre 2021. Dopo che l’orbita del più luminoso dei due nuovi satelliti naturali è stata confermata, “è stata fatta risalire a un oggetto avvistato vicino a Nettuno nel 2002 ma andato perso prima che potesse essere confermato che orbitava attorno al pianeta”, ha detto Sheppard.

Determinare l’orbita della più debole luna di Nettuno “ha richiesto un tempo di osservazione speciale in condizioni ultra-incontaminate” con il Very Large Telescope europeo in Cile e l’Osservatorio Gemini alle isole Hawaii.

Aggiungi un posto a tavola

Tutte e tre le lune hanno orbite “a forma di uovo”, cioè fortemente inclinate rispetto al piano equatoriale dei rispettivi giganti di ghiaccio. Ciò è un forte indizio che non siano nati attorno al loro pianeta ospite, ma che siano stati invece catturati in seguito.

Ciò non deve affatto sorprendere perché per esempio, Tritone, la luna maggiore di Nettuno e settima del Sistema solare per dimensioni, visitata dalla sonda Voyager 2 nell’estate 1989, è fortemente sospettato di essere un oggetto trans-nettuniano catturato dall’attrazione dell’ottavo pianeta. Ciò a causa della sua orbita retrograda, che lo porterà un giorno – entro i prossimi 3,6 miliardi di anni (!) – a disintegrarsi superando il limite di Roche, che definisce la distanza minima dal centro di un corpo celeste al di sotto della quale un secondo corpo celeste minore che vi orbita attorno, e che si mantenga coeso solo grazie alla propria forza di gravità, si frammenta per effetto delle forze di marea.

Nulla di strano quindi che anche questi tre nuovi “commensali” siano stati invitati al tavolo di Urano e Nettuno come parenti acquisiti senza che siano nati nella famiglia originaria dei due giganti.

Un mosaico di immagini di Tritone ottenute dalla sonda Voyager 2 nel 1989 (Credits: Nasa / Jet Propulsion Lab / U.S. Geological Survey – http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA00317, Pubblico dominio)

Aggiorniamo la classifica

Con queste nuove scoperte la “classifica” delle lune dei pianeti giganti diventa: Saturno 146, Giove 95, Urano 28 e Nettuno 16.

Non vi è dubbio che su questi numeri, oltre a una differenza di dimensioni fra la prima coppia di pianeti giganti (i “gassosi” Giove e Saturno) e la seconda (i “ghiacciati” Urano e Nettuno), incida anche la maggiore distanza che limita la nostra capacità osservativa da terra e l’invio di nuove missioni automatiche di esplorazione.

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