Dopo diversi rinvii causa maltempo, il 7 settembre mattina, all’1:42 ora italiana, il razzo giapponese H-IIA ha lanciato il telescopio spaziale Xrism (X-Ray Imaging and Spectroscopy Mission) e il lander lunare Slim (Smart Lander for Investigating Moon).
L’agenzia spaziale giapponese (Jaxa) vuole quindi da un lato continuare la tradizione dello studio dell’universo ad alte energie con un altro telescopio a raggi X, dall’altro tentare di nuovo l’allunaggio dopo i due fallimenti degli ultimi mesi: prima la perdita di comunicazione con il CubeSat Omotenashi, in rideshare con Artemis I, e poi lo schianto del lander privato Hakuto-R M1 in aprile.
Costruito con l’aiuto di Nasa ed Esa, Xrism va a continuare la lunga tradizione di telescopi a raggi x giapponesi interrotta nel 2016 con fallimento di Hitomi. La sua rinnovata capacità di risoluzione aiuterà gli astronomi a studiare quei fenomeni più potenti ed energetici che emettono raggi X e che non possono essere studiati con telescopi a Terra in quanto, a differenza della banda visibile, del vicino infrarosso e delle onde radio, i raggi X vengono assorbiti dall’atmosfera. Dalla sua orbita a 550 km dalla Terra, Xrism potrà quindi osservare i jet relativistici emessi dai buchi neri supermassicci, le esplosioni stellari in supernova, le radiogalassie e le pulsar.
Sul razzo trova posto anche il lander lunare Slim, che, dopo un primo flyby della Luna, raggiungerà l’orbita lunare negli ultimi giorni del 2023 per poi allunare nella seconda metà di gennaio. Lo scopo primario del lander è dimostrare una tecnologia che rende l’allunaggio molto più preciso e che quindi consente al lander di posizionarsi in un luogo della superficie lunare prestabilito basandosi sulle mappe create dall’orbiter lunare giapponese Kaguya (aka Selene). L’area di allunaggio di Slim si trova sulle pendici del cratere Shioli e ha un diametro di 100 metri, circa un centinaio di volte più piccola di quella delle missioni Apollo. Se validata, questa tecnologia potrà agevolare non poco l’arrivo di rifornimenti e le attrezzature necessarie alla permanenza umana sulla Luna già a partire dal programma Artemis.
A bordo del lander da 700 kg si trovano due piccoli rover, denominati Lunar Excursion Vehicle 1 e 2. Il più grande dei due, Lev 1, è un rover senza ruote ma in grado di spostarsi sulla superficie saltellando in maniera simile ai rover Minerva delle missioni Hayabusa. Lev 2 invece somiglia al payload Jaxa della missione Hakuto-R M1 e consiste in una piccola robo-palla in grado di muoversi cambiando forma.