Siamo stati all’Euroflora a Genova, dove tra composizioni floreali e piante esotiche, abbiamo trovato lo stand di Space V, la start-up dell’astronauta Franco Malerba che si propone di coltivare verdure fresche nello spazio grazie ad una tecnologica serra spaziale.
Ecco la nostra intervista:
Con Franco Malerba qualcuno potrebbe chiedersi oggi all’Euroflora perché si debba parlare anche di spazio. La verità è che coltivare è un verbo che noi abbiamo sempre utilizzato per la Terra e che oggi potrebbe essere utilizzato anche per scenari un po’ diversi, ad esempio?
Ad esempio nello spazio, negli habitat spaziali sia in orbita terrestre attorno alla Terra sia ancora più sulla Luna, dove abbiamo deciso di tornare lo ha deciso l’amministrazione americana, ma lo ha deciso la NASA lo hanno deciso le decine di paesi che hanno sottoscritto il programma Artemis e tra l’altro l’Italia è particolarmente impegnata ed esposta perché fabbricherà un modulo, il modulo MPH, Multipurpose Habitation che vede come primo contrattore l’Atalessa Legna Space di Torino e che sarà un’abita ideale per realizzarvi anche una serra una serra per produrre cibo vegetale nello spazio. A monte di questo sta il fatto che, a dire il vero lo sapevamo già da tempo la gente in viaggio, in viaggi lontano da Terra, ha bisogno di vitamine fresche l’hanno scoperto i grandi navigatori, una parte del grande successo dei britannici nei secoli scorsi, dominatori degli oceani, era perché avevano scoperto prima di altri che con gli agrumi si riusciva a ovviare allo scorbuto questa malattia che era una vera… Una piaga per gli esploratori del tempo e che è diventata una questione di progresso poi alla fine si parla sempre di quello.
I viaggi del futuro nello spazio lei li immagina dunque davvero con la possibilità di avere cibo e verdure fresche quali sono le sfide che però ad esempio Space V si ritrova ad affrontare quale forse è quella più complessa a cui state cercando una soluzione?
Allora, l’architettura della serra di Space V ha come obiettivo quello di realizzare la massima resa in un volume confinato, in un volume determinato perché nello spazio i volumi non sono così accessibili ebbene la parte più delicata è quella della cosiddetta fertirigazione cioè dell’alimentazione delle piante e del loro substrato. In una prima fase noi utilizzeremo le coltivazioni idroponiche che quindi non hanno terriccio ma hanno semplicemente dei tubicini porosi che forniscono alimento alla radice delle piante mentre in fasi successive soprattutto sul suolo lunare dove c’è comunque una gravità anche se inferiore a quella della Terra potremmo utilizzare dei substrati spugnosi che sono più durevoli, più affidabili e probabilmente consentono anche una crescita più efficace delle piante. Noi siamo alla fase del prototipo stiamo lavorando con l’Agenzia Spaziale Italiana e Altec questo centro torinese che si occupa di servizi per lo spazio allo studio di fattibilità della versione spaziale di questa piccola serra non escludo che in prospettiva di una crescita del programma di esplorazione della Luna si potranno sviluppare anche delle serre più grandi per avere delle vere e proprie unità di produzione mentre per il momento siamo ancora in una fase di ricerche e di esplorazione che tra l’altro è molto utile anche per trasferire poi tecnologie sulla Terra perché dopo tutto l’agricoltura circolare è un qualche cosa che interessa anche gli habitat terrestri tant’è che ci hanno invitato a Euroflora.
Per concludere, visto che siamo a Euroflora e oggi ci sono centinaia di turisti, di genovesi che si recano qua probabilmente senza conoscere troppo delle realtà spaziali anche se avranno sentito parlare delle sue imprese nota curiosità intorno a questo tema? Insomma oggi c’è già una buona risposta di pubblico.
Naturalmente io penso che la gente venga a Euroflora per le piante e per i fiori però sono attratti dal nostro stand perché evidentemente è una curiosità una cosa inattesa, inattesa poi fino a un certo punto perché ormai di spazio si parla parecchio e quindi c’è un collegamento tra quello che si è visto a Leonardo o a Focus e ciò che guarda caso si può anche toccare con mano qui a Euroflora.