PROGRESSI, MA MINIMI, NEL TEST NUMERO 9 PER STARSHIP

L’astronave con cui Elon Musk pretende di inviare un equipaggio verso Marte entro la fine del 2026

by Antonio Lo Campo

I progressi ci sono stati, ma davvero minimi. Certamente al di sotto delle aspettative di SpaceX per quelli che erano gli obiettivi del Test numero 9 della Starship, l’astronave destinata a molti programmi spaziali futuri, primo fra tutti quello di riportare astronauti sulla Luna.

Per la nona volta, il gigantesco complesso di lancio “razzo astronave” di Starship, è decollato da Starbase, la base texana di SpaceX a Boca Chica: il razzo Super Heavy, dotato di 33 motori a combustibile liquido, che sinora ha già mostrato un buon grado di affidabilità, e dell’astronave alta 45 metri Starship, per la quale invece è necessario ancora molto lavoro, nonostante i piccoli passi in avanti, compreso quello di questa notte. Il volo dell’astronave non è durato più di 45 minuti, poiché il controllo d’assetto è andato in tilt e il volo è terminato prima del previsto.

Elon Musk, Ceo e fondatore di SpaceX, aveva ribadito in una conferenza qualche ora prima del lancio, che la Starship – che al momento non è nemmeno riuscita a effettuare un giro completo alla Terra – potrà portare astronauti a orbitare attorno a Marte (ma non a sbarcare) per fine anno 2026. Quindi, un viaggio che dovrà durare non meno di un anno. E comunque, dopo gli ultimi due test falliti, quelli numero 7 e 8 della Starship (ma con buone prestazioni del booster alto 72 metri), l’astronave questa volta è riuscita a superare gli 8 minuti di volo e a inserirsi in una corretta traiettoria spaziale.

Gioie e dolori dell’ultimo test

Super Heavy, con la sua astronave per complessivi 123 metri di altezza, è stata nuovamente lanciata quando in Italia era l’1 e 35 del 28 maggio, le 18.35 ora locale texana, per una missione della durata di poco più di un’ora.

La novità è stata il riutilizzo, per la prima volta, del gigantesco razzo o booster Super Heavy, aprendo la strada verso una nuova generazione di razzi riutilizzabili di grandi dimensioni e potenza. Non era previsto (e infatti non è avvenuto) lo spettacolare recupero dopo il ritorno a terra del razzo tramite le braccia della torre di lancio Mechazilla, poiché il vettore ha dovuto percorrere la fase di rientro con un angolo di attacco differente, e una tale serie di manovre nuove e complesse, con lo scopo di risparmiare combustibile e ossidante, per le quali si è preferito non rischiare di andare a danneggiare le strutture di Starbase. E ha così effettuato un ammaraggio tra le acque del Golfo del Messico 7 minuti dopo il lancio.

Questo booster è stato già utilizzato nel volo numero 7 dello scorso gennaio, e per questo nuovo lancio solo quattro dei suoi 33 motori Raptor sono stati sostituiti. Il tentativo ha avuto quindi anche il compito di testare la durata e l’affidabilità di componenti critiche.

Obiettivo invece della Starship, la numero 35, era di tentare il rilascio simulato di otto satelliti Starlink di nuova generazione (più grandi dei mini- satelliti sinora inviati a “sciami” in orbita da SpaceX): tentativo fallito per un problema all’apertura del portellone della stiva. E poi la riaccensione di un motore Raptor nello spazio, mostrare la tenuta dello scudo termico (un tallone d’Achille di precedenti voli), testare il design delle nuove ali, e tentare un ammaraggio morbido nell’Oceano Indiano (fallito). Dunque, miglioramenti, ma vi è ancora molto lavoro da fare.

“Vedremo di aumentare la cadenza dei lanci, circa uno ogni 3-4 settimane”, ha detto Musk. Sottolineando che, evidentemente, il programma di sviluppo di Starship è in ritardo con le scadenze.

 

 

 

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