La stella di Barnard è un’antica e debole nana rossa visibile nella costellazione di Ofiuco, la stella più vicina – meno di sei anni luce –dopo le tre del sistema di Alpha Centauri.
Già si sapeva dell’esistenza di un pianeta che le orbita attorno. Ora però i mondi si sono moltiplicati, il sistema della stella di Barnard è composto di quattro minuscoli esopianeti, che hanno masse comprese tra il 20 e il 30 per cento di quella del terrestre. La scoperta è stata effettuata grazie a Maroon-X, uno spettrografo progettato specificamente per cercare esopianeti intorno a stelle nane rosse e montato sul telescopio Gemini North, alle Hawaii.
Si tratta di una scoperta rilevante per più motivi. Innanzitutto, quella di Barnard è una stella singola, come il Sole, non fa parte di un sistema doppio o triplo, come quello di Alpha Centauri. Nel cielo di questi piccoli mondi splende un sole soltanto, una situazione simile a quella del Sistema solare.
Inoltre, uno di questi esopianeti è quello meno massiccio che sia mai stato scoperto con la tecnica delle velocità radiali. Poiché il segnale rilevato da questo metodo dipende anche dalla massa del pianeta, la sua scoperta induce un certo ottimismo sulla possibilità di trovarne altri attorno alle stelle più vicine.
Se nella nuova scoperta ha avuto un ruolo fondamentale la sensibilità dello spettrografo Maroon-X, non da meno è stata decisiva la perseveranza degli astronomi, che per avere la certezza della scoperta hanno sorvegliato la stella di Barnard per ben 112 notti nell’arco di tre anni. E confrontando le osservazioni condotte al Gemini North con quelle condotte in parallelo da un’altra squadra di ricercatori al Very Large Telescope in Cile.
A causa dell’angolazione con la quale si presentano, i quattro pianeti di Barnard non transitano mai davanti alla loro stella, e ciò rende difficile determinarne la composizione. Ma è quasi certo che siano tutti pianeti rocciosi, con periodi di rivoluzione brevissimi, che vanno dai 2,3 ai 6,7 giorni terrestri, ma nessuno di loro in orbita nella “zona abitabile” della stella, quella compatibile con la presenza di acqua liquida in superficie.