Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), il celeberrimo e prolifico autore statunitense di racconti sospesi a metà fra il gotico, il fantasy e l’horror, nonché padre di Cthulhu, ha ancora qualcosa da svelare.
Forse non tutti sanno, infatti, che egli, proprio come il famoso scrittore Edgar Allan Poe, aveva una passione intensa per l’astronomia che lo ha accompagnato per tutta la vita. La scintilla per questa nobile arte fu accesa dalla sua nonna materna, Rhobinia Alzada Phillips, grazie alla sua vecchia collezione di testi astronomici, che il piccolo Lovecraft leggeva con grande interesse. Così, successivamente, si appassionò alla fisica che faceva da substrato scientifico ai romanzi Urania, che rimase sempre la sua preferita. Il re del mistero, in gioventù, si interessò anche alla chimica, ma fu l’astronomia a fornirgli sempre gli spunti più geniali.
Nel gennaio 1903 Lovecraft cominciò ad essere molto assorbito dall’astronomia, tanto che la madre gli regalò un piccolo telescopio rifrattore da 63 mm di diametro con il quale iniziò ad osservare il cielo. Rimangono ancora alcuni suoi schizzi dei crateri lunari, a memoria della sua passione per gli oggetti celesti.
Nello stesso anno, iniziò a pubblicare un periodico di astronomia amatoriale chiamato The Rhode Island Journal of Astronomy, che durò per quattro anni, prima con periodicità settimanale, poi mensile.
Nel 1906, Lovecraft scrisse una lettera alla rivista Scientific American (all’epoca, l’autore aveva solo 15 anni), per presentare un metodo per la ricerca di un nono pianeta, basandosi sugli afeli delle comete. Sebbene non avesse ancora i mezzi tecnici per verificare la sua ipotesi, spronò gli astronomi dell’epoca a cercare un nuovo pianeta lungo la fascia dell’eclittica con la tecnica utilizzata per gli asteroidi. Questo approccio, basato sugli elementi orbitali dei corpi minori, è ancora utilizzato oggi per individuare pianeti sconosciuti.
In questa lettera scrisse che esistono sette comete conosciute che hanno l’afelio a circa 100 UA e che gli astronomi pensano che questo sia dovuto alla presenza di un pianeta avente un raggio orbitale proprio concomitante a quella distanza. Egli stesso trovò un addensamento degli afeli per diverse comete attorno alle 50 UA dal Sole, che ipotizzo, erroneamente, essere dovuto all’azione gravitazionale di un pianeta sconosciuto. In realtà, 50 UA è il limite della fascia di Kuiper. Come ausilio agli astronomi, aveva persino tracciato un diagramma con la posizione dei perieli in funzione della distanza dal Sole.
L’interesse di Lovecraft per l’astronomia si riflette spesso nelle sue opere letterarie, dove si trovano spesso mondi alieni, divinità cosmiche, creature venute dallo spazio e abissi siderali. La sua passione per l’ignoto ha contribuito a creare un’atmosfera unica nei suoi racconti, in cui l’astronomia e l’orrore si fondono in modo inquietante fatto di mostri e di veli dipinti davanti agli orrori.
Persino il pianeta Plutone (ora “pianeta nano”). scoperto nel 1930 venne identificato con il pianeta Yuggoth nel racconto Colui che sussurrava nelle tenebre.
Ciò che traspare dalla storia è che Lovecraft non fu solo un maestro dell’horror letterario, ma anche un astrofilo appassionato che, proprio grazie a questo suo interesse per l’astronomia, è riuscito a lasciare un’impronta indelebile nella storia della fantascienza.