Evidentemente è destino che in questo periodo di grande ritorno alla Luna con veicoli spaziali automatici, un po’ da tutte le nazioni del mondo, gli allunaggi debbano verificarsi in maniera anomala. E così dalla sonda giapponese Slim, atterrata capottando, si è passati alla statunitense Odysseus, della missione privata (ma con supporto Nasa) Nova-C. E infatti doveva pur esserci una ragione, se la conferma dell’allunaggio è arrivata soltanto 14 minuti il touch-down della navicella spaziale con la regione lunare prossima al Polo Sud.
Sulla base della ricostruzione da parte dei responsabili della missione di Intuitive Machine, la compagnia che ha realizzato il veicolo spaziale, la Odysseus è atterrata “storta” ed è il motivo per cui trasmette dati (e qualche rara immagine) con enormi difficoltà. A quanto pare, la parte superiore della sonda è sorretta da una grossa roccia lunare, che le permette comunque di restare equilibrata quel tanto che basta per puntare le antenne in direzione giusta.
E comunque, si tratta pur sempre del primo veicolo spaziale americano che ha raggiunto la superficie lunare, 51 anni e 2 mesi dopo l’ultimo, cioè il modulo lunare Challenger della missione Apollo 17.
Ma perché la sonda è atterrata ma ribaltata? Al momento non è ancora possibile accertarne le cause: potrebbe essersi rotta una delle sei zampe di atterraggio, a causa di una velocità di discesa maggiore del previsto. Ma sono solo ipotesi. Odysseus infatti risultava perfettamente verticale fino a pochi metri dalla superficie. Oppure a causa di una anomala rotazione (per il puntamento delle antenne, fisse) subito prima dell’atterraggio. Ma la missione, comunque, potrà continuare per i sette i giorni (terrestri) previsti: dai dati ottenuti finora dopo l’allunaggio, i tecnici di Intuitive Machines hanno rilevato che tutti i payload si trovano sul lato superiore del lander, quindi la missione potrà continuare.
Nella speranza che possa anche essere “sparata” dalla sonda una piccola telecamera, che doveva essere rilasciata prima dell’allunaggio, che dovrà fotografare la sonda da 30 metri di distanza. Oltretutto, la sonda aveva già avuto problemi mentre era in orbita lunare, ed è riuscita ad allunare solo grazie ad un software (di riserva) aggiornato completamente, e realizzato dalla Nasa.
La sonda, partita il 15 febbraio da Cape Canaveral con un razzo Falcon 9, era entrata con regolarità in orbita lunare 5 giorni prima della discesa verso la Luna, e si era stabilizzata a 92 chilometri dal globo selenico. Nel frattempo, aveva rilasciato un piccolo satellite cubico, il Lunar Node 1 Navigation Demonstrator, uno dei sei carichi scientifici della Nasa (al costo di 118 milioni di dollari).
L’area di allunaggio è il cratere Malapert a, a circa 300 km dal Polo Sud lunare, una delle regioni selezionate dagli scienziati come una di quelle in cui potrebbero sbarcare gli astronauti della missione Artemis-3 nel 2026.
Come hanno dimostrato molte missioni recenti, a parte i successi del programma cinese, sbarcare sulla Luna non è affatto semplice. Qualche cifra e statistica (anche storica). Dal 1958 al 1968 la Luna era il grande obiettivo della gara spaziale tra Usa ed ex Urss. Vennero lanciate 60 missioni. Dal 1969 al 1978 ne furono lanciate 29 (comprese 9 dell’Apollo con equipaggio a bordo). L’interesse andò subito calando, al punto tale che non fu lanciata nessuna missione dal 1978 al 1988, per poi riprendere i voli Terra-Luna con 28 missioni dal 1988 sino ad oggi. Le percentuali di successo vanno dal 45 per cento delle missioni destinate a un atterraggio lunare (44) dal 1958 al 1978, al 50 per cento di successi di quelle lanciate dal 2008 ad oggi. Quindi, la percentuale è migliorata, rispetto ad allora, anche se il numero di missioni inviate è decisamente più basso.