Questa immagine è stata definita dalla Nasa “la vista più colorata dell’universo“. È la fotografia a lunga esposizione di un ammasso di galassie distante più ricca che sia mai stata fatta.
La radiazione elettromagnetica che proviene dagli oggetti cosmici viene catalogata in base alla sua energia. E a ogni energia corrisponde una lunghezza d’onda. Alcune sono percepibili dal nostro occhio, mentre per altre servono strumenti sensibili in quella particolare banda dello spettro.
Questa immagine combina la luce raccolta dai telescopi spaziali Hubble e James Webb che, assieme, coprono lunghezze d’onda da 400 a 5000 nanometri. Questi colori ci danno preziosi indizi sulle distanze delle galassie. Le galassie più azzurre sono relativamente vicine e spesso mostrano un’intensa formazione stellare. Le galassie più rosse, invece, tendono ad essere più lontane. Ma come in tutte le regole ci sono delle eccezioni. Alcune galassie più vicine, infatti, possono apparire rosse perché contengono così tanta polvere cosmica, che assorbe la luce più blu.
Hubble ha iniziato a osservare questo ammasso di galassie, che in realtà è composto da due ammassi che si uniscono, nel 2014. Oggi, il Webb lo sta riprendendo nell’ambito del programma Pearls(Prime Extragalactic Areas for Reionization and Lensing Science), raccogliendo lunghezze d’onda infrarosse, in modo da poter avere informazioni sugli oggetti lontani sia nello spazio che nel tempo.
Guardare indietro nello spazio (e quindi nel tempo), permette al Webb di catturare anche i “fenomeni transienti”, cioè quei fenomeni astronomici che cambiano rapidamente nel tempo.
Grazie a questa particolare sensibilità del Webb e alla combinazione dei due telescopi, è stato possibile identificare 14 transienti in questo campo visivo di cui due sono probabilmente supernovae, mentre le altre sono probabilmente stelle ingrandite da oggetti in primo piano per effetti di lente gravitazionale. Tra i transienti che il team ha identificato, uno spiccava, poiché la sua luce brilla da più di 10 miliardi di anni, solo 3 miliardi di anni dopo il Big Bang.
Si tratta di un sistema stellare mostruoso, probabilmente una coppia di stelle supergiganti, che appare ingrandito di almeno 4000 volte, guadagnandosi il soprannome di Mothra. Questo sistema era visibile anche nelle osservazioni di Hubble scattate nove anni prima. Ma questo fatto è insolito, dal momento che il sistema e l’ammasso di galassie in primo piano che ha operato la lente gravitazionale dovrebbero essersi spostati l’uno rispetto all’altro abbastanza da annullare tale effetto. Probabilmente c’è un altro oggetto più vicino al sistema stellare, con una massa compresa tra 10mila e 1 milione di volte la massa del nostro Sole, che sta fungendo da lente, ingrandendolo. La massa è compatibile con quella di un ammasso globulare, ma l’esatta natura dell’oggetto non è ancora nota.
L’ammasso di galassie MACS0416 dove si vede una galassia di fondo ingrandita per effetto di lente gravitazionale. In essa si trova un oggetto che varia nella luminosità nel tempo, chiamato Mothra.