La speranza di poter riprendere i contatti con la sonda giapponese Hakuto-R ha resistito per alcune ore. Ma poi, la conferma è arrivata la sonda non è riuscita ad effettuare l’atterraggio “morbido” sulla superficie lunare.
Infatti, secondo quanto riferito da ispace, la compagnia privata che ha realizzato questa ambiziosa missione automatica sulla Luna, il lander avrebbe effettuato un “duro atterraggio” sulla Luna. Fallisce dunque il tentativo della start-up giapponese di diventare la prima azienda privata a posare un lander sulla Luna.
Le speranze di riprendere i contatti non sono ancora svanite del tutto: molti ricordano il piccolo modulo di atterraggio Beagle, sganciato dalla sonda europea Mars Express, che solo dopo molti anni fu ripreso intatto sulla superficie marziana da un orbiter marziano della Nasa. Non fu schianto, ma perdita del segnale radio.
Questa volta però si farà in fretta a capirlo: la Luna non è Marte, e in ogni caso la missione è considerata fallita da ispace Una missione che fa parte del Programma Artemis, a guida Nasa ma con la cooperazione di Europa, Canada e, appunto, dell’agenzia spaziale giapponese. E che prevede, appunto, oltre alle missioni degli astronauti, quelle di molte sonde robotizzate.
E la Luna continua a essere stregata per le compagnie private: non ci riferiamo al tentativo di Starship e Super Heavy (il cui mezzo fallimento era stato ampiamente previsto), ma al fallimento della missione israeliana Beresheet, nel 2019. Peccato, perché il lander Hakuto-R della piccola azienda giapponese sembrava aver raggiunto, uno dopo l’altro, tutti gli obiettivi prestabiliti. Prima dell’allunaggio. Dopo un momento di entusiasmo, quando il lander era riemerso dall’altra faccia della Luna e mancavano ormai pochi minuti all’allunaggio, è cominciata l’attesa per il nuovo segnale che avrebbe sancito il successo della missione. Il lander avrebbe dovuto toccare il suolo lunare alle 18.40, ma 20 minuti più tardi c’era ancora silenzio. Volti sempre più tesi nel centro di controllo della missione a Tokyo, nel tentativo di ripristinare la comunicazione con il veicolo, ma non c’è stato nulla da fare. “Non siamo in grado di confermare l’allunaggio”, ha detto il fondatore e amministratore delegato della ispace, Takeshi Hakamada.
Gli ultimi segnali dal lander sono stati ricevuti dal centro di controllo nelle ultime fasi della discesa, quando il veicolo si trovava alla distanza di 90 metri dal suolo lunare e aveva ridotto la sua velocità a 33 chilometri orari. Avrebbe dovuto essere una missione da record, perché avrebbe portato per la prima volta sulla Luna un veicolo costruito da un’azienda privata. Avrebbe anche potuto fare del Giappone la quarta nazione a realizzare con successo un allunaggio, dopo Stati Uniti, ex Unione Sovietica e Cina.
Lanciato nel dicembre 2022 con un razzo Falcon 9 della SpaceX, Hakuto-R è la prima missione del programma Hakuto della ispace, che prende il nome dal coniglio bianco che secondo la mitologia giapponese vivrebbe sulla Luna. In febbraio il veicolo era arrivato a 1,3 milioni di chilometri dalla Terra, la più grande distanza mai raggiunta da un veicolo privato, e il 21 marzo si era immesso in un’orbita circolare, a circa 100 chilometri dal suolo lunare. Era formato da un lander, cioè il modulo di atterraggio, costruito da ispace e chiamato Lander Series 1, e un mini-satellite della Nasa per studiare il Polo sud lunare.
Le speranze erano molte. Anche perché il Giappone ci aveva già provato nel marzo 1990, quando aveva spedito la sonda Hiten sul suolo lunare. Con lo stesso risultato ottenuto 33 anni dopo. Delusione anche negli Emirati Arabi Uniti, poiché è di loro realizzazione il piccolo rover Rashid, che si trovava a bordo del lander giapponese.
Hakuto-R sarebbe dovuta allunare in un’area che si trova nella parte settentrionale dell’emisfero lunare visibile. In questo modo la luminosità è prolungata, le comunicazioni più stabili e facili e il lander poteva così sfruttare il Sole per alimentare gli strumenti di bordo, grazie ai suoi pannelli solari.
Il rover emiratino è un piccolo concentrato di tecnologia avanzata di circa 10 kg. Il suo compito era di studiare la regolite lunare attraverso due fotocamere ad alta risoluzione, una microscopica per i piccoli dettagli e una termica. A bordo del lander giapponese c’era anche un piccolo robot sferico, sviluppato dall’agenzia giapponese Jaxa con il contributo di Sony e dell’azienda di giocattoli Tomy.
Ora, si volta pagina. E si lavorerà per capire cosa non ha funzionato, e a puntare dritti verso la già programmata (e finanziata) missione Hakuto M-2. Nel frattempo, Hakuto ci ha regalato immagini molto belle della Luna, durante i suoi giri orbitali, come quella che apre questa news.