Gli wormhole potrebbero apparire quasi identici ai buchi neri

Lo sostiene un gruppo di ricercatori dell'Università di Sofia

Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Sofia, ci sono prove che suggeriscono che la ragione per cui un wormhole non è mai stato osservato è che essi potrebbero essere quasi identici ai buchi neri. Secondo la teoria, un wormhole o ponte di Einstein-Rosen, è una regione topologica e relativistica dello spaziotempo, una singolarità gravitazionale, che possiede almeno due estremità, connesse a un’unica galleria o cunicolo, e che permetterebbe alla materia di viaggiare da un estremo all’altro passandovi attraverso.

Esistono sostanzialmente due tipi di cunicoli spazio-temporali: intra-universo e inter-universo. I primi connetterebbero una posizione con un’altra dello stesso universo attraverso un tunnel gravitazionale, grazie deformazioni spaziotemporali, permettendo così di viaggiare fra loro in minor tempo rispetto ad un normale viaggio. I secondi, i cunicoli spazio-temporali inter-universo, o wormhole di Schwarzschild, collegherebbero invece un universo a un altro differente. Questi tunnel potrebbero venire usati per viaggiare da un universo a un altro parallelo, ammesso che esso esista, oppure per viaggiare nel tempo.

Secondo la teoria delle stringhe, un ponte di Einstein-Rosen identifica la connessione tra due D-brane, due regioni in cui le bocche associate alle brane sono connesse tramite un tubo di flusso.  Per figurarvelo, prendete un foglio e fateci due puntini con la penna alle due estremità. Questi presentano due luoghi dell’universo molto distanti fra loro. Per andare da un punto all’altro, tipicamente, servirebbero milioni di anni, anche viaggiando alla velocità della luce. Ma se voi piegate il foglio a metà, sovrapponendo i punti e bucata con una matita il foglio in corrispondenza di essi, ecco che passare da un punto all’altro diventa molto più semplice. Almeno in teoria. Muoversi attraverso il tunnel consentirebbe di viaggiare verso destinazioni lontane in modi non disponibili per le astronavi incapaci di muoversi più velocemente della luce, prendendo una scorciatoia. Per molti anni, scienziati e scrittori di fantascienza hanno considerato la possibilità teorica di un wormhole.

Sfortunatamente, nessuno ne ha mai osservato uno né tantomeno è stata trovata alcuna prova fisica che essi esistano realmente, sebbene la teoria che li descrive sia molto solida. Quindi, se partiamo dal presupposto che essi esistono, il problema potrebbe essere o che ci manca la tecnologia per vederli, o che non li abbiamo cercati nel modo giusto. Ed è proprio questo il punto oggetto dello studio.

Sono state trovate prove, attraverso la teoria, che suggeriscono che potrebbero essere là fuori nel cielo notturno in bella vista, e che la ragione per cui non li vediamo è perché semplicemente li stiamo scambiando per buchi neri. Comparando lo studio delle teorie dei wormhole e applicando i risultati alle simulazioni, tenendo conto della polarità della luce emessa da tali oggetti e tenendo anche conto delle caratteristiche delle regioni prossime al suo imbocco, è stato possibile generare figurarsi come potrebbe essere un wormhole e confrontarlo con i buchi neri. Il risultato?

Li hanno trovati notevolmente simili. Ma allora come distinguerli? I ricercatori hanno notato che potrebbe essere possibile discriminare gli wormhole dai buchi neri attraverso sottili differenze, come le intensità di polarizzazione e anche i loro raggi.

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