Esopianeti e acqua nello spazio: un anno di grandi scoperte

by F M

Nel corso del 2024, la comunità astronomica ha registrato significativi progressi nella scoperta e caratterizzazione di esopianeti, arricchendo la nostra comprensione dei sistemi planetari al di fuori del Sistema Solare.

Gliese 12 b: un esopianeta potenzialmente abitabile

Uno dei ritrovamenti più rilevanti riguarda Gliese 12 b, un pianeta situato a circa 40 anni luce dalla Terra. Questo esopianeta presenta dimensioni e temperature simili a quelle terrestri, con variazioni termiche comprese tra 10 e 41 gradi Celsius. Nonostante orbiti molto vicino alla sua stella, una nana rossa più fredda del Sole, le condizioni potrebbero permettere la presenza di acqua liquida in superficie. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per determinare la presenza e la composizione di un’eventuale atmosfera, fondamentale per valutare la sua abitabilità.

TOI-715 b: un nuovo mondo roccioso nella zona abitabile

All’inizio del 2024, il telescopio spaziale TESS della NASA ha individuato TOI-715 b, un esopianeta con una massa tripla rispetto a quella terrestre e un raggio una volta e mezza quello del nostro pianeta. Questo corpo celeste orbita nella zona abitabile della sua stella, suggerendo la possibilità di condizioni favorevoli alla presenza di acqua liquida. La scoperta di TOI-715 b offre un’opportunità preziosa per approfondire lo studio delle caratteristiche dei pianeti rocciosi situati in zone abitabili.

Barnard b: un pianeta attorno a una stella vicina

Un’altra scoperta significativa riguarda Barnard b, un esopianeta individuato in orbita attorno alla stella di Barnard, una delle stelle più vicine al Sole. Questo pianeta si trova a una distanza molto ridotta dalla sua stella, circa 20 volte inferiore rispetto alla distanza tra Mercurio e il Sole, completando un’orbita in soli 3,15 giorni terrestri. La vicinanza della stella di Barnard al nostro Sistema Solare rende Barnard b un obiettivo di grande interesse per future osservazioni e studi dettagliati.

Nuovi esopianeti di dimensioni gioviane

Analizzando i dati del telescopio TESS, gli astronomi hanno identificato diversi esopianeti con dimensioni paragonabili a quelle di Giove, Saturno e Nettuno. Questi giganti gassosi arricchiscono il catalogo dei pianeti extrasolari e offrono nuove opportunità per comprendere la formazione e l’evoluzione dei sistemi planetari.

Al settembre 2024, il numero totale di esopianeti conosciuti ha superato le 7.300 unità, con una varietà di caratteristiche che spaziano da mondi rocciosi simili alla Terra a giganti gassosi. Le tecniche di rilevamento, come il metodo dei transiti e la velocità radiale, continuano a essere strumenti fondamentali nella scoperta di nuovi pianeti extrasolari.

Le scoperte del 2024 evidenziano l’importanza delle missioni spaziali e delle osservazioni terrestri nella ricerca di esopianeti, avvicinandoci sempre più alla possibilità di individuare mondi con condizioni compatibili con la vita.

Ma grandi speranze arrivano anche dalle scoperte fatte negli ultimi mesi all’interno del nostro Sistema Solare.

Nel 2024, la comunità scientifica ha compiuto notevoli progressi nella ricerca di acqua all’interno del Sistema Solare, elemento cruciale per la comprensione dell’origine della vita e della formazione planetaria.

Oceani nascosti su lune di Saturno e Urano

A febbraio, gli scienziati hanno annunciato la possibile presenza di un oceano sotterraneo su Mimas, una luna di Saturno. Analizzando i dati della sonda Cassini, è emerso che questo oceano potrebbe essersi formato tra 25 e 2 milioni di anni fa, situato sotto uno strato di ghiaccio spesso 25-30 km.

In ottobre, ulteriori analisi hanno suggerito l’esistenza di un oceano sotto la superficie di Miranda, una luna di Urano. Questa scoperta, basata su immagini della sonda Voyager 2 e modelli simulativi, indica che Miranda potrebbe ospitare un vasto bacino d’acqua liquida, ampliando l’elenco dei “mondi oceanici” nel nostro Sistema Solare.

Origine dell’acqua terrestre: il ruolo delle comete

Un’altra ricerca significativa riguarda l’origine dell’acqua sulla Terra. Studi recenti hanno rilevato che l’acqua presente sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko possiede una firma molecolare simile a quella degli oceani terrestri. Questa scoperta riapre il dibattito sul contributo delle comete, oltre che degli asteroidi, nel portare acqua e composti organici sul nostro pianeta durante le fasi primordiali del Sistema Solare.

Acqua e composti organici sull’asteroide Bennu

Nel giugno 2024, l’analisi dei campioni prelevati dall’asteroide Bennu ha rivelato la presenza di composti organici e minerali indicativi di un passato ricco d’acqua. La scoperta di magnesio e sodio suggerisce che Bennu si sia formato in un ambiente abbondante di acqua, fornendo indizi preziosi sulle condizioni chimiche esistenti agli albori del Sistema Solare.

Formazione dei planetesimi e distribuzione dell’acqua

Uno studio pubblicato a luglio ha esaminato la formazione dei planetesimi, i mattoni fondamentali dei pianeti, e la distribuzione dell’acqua nel Sistema Solare. Analizzando la meteorite di Flensburg, i ricercatori hanno dedotto che i planetesimi si sono formati in due fasi: una iniziale, vicino al Sole, con temperature elevate che hanno causato la perdita di elementi volatili, e una successiva, più distante, che ha permesso la conservazione dell’acqua. Questa ricerca offre una nuova prospettiva su come l’acqua sia stata distribuita e conservata durante la formazione dei pianeti terrestri.

Queste scoperte del 2024 ampliano la nostra comprensione della presenza e distribuzione dell’acqua nel Sistema Solare, fornendo indizi fondamentali sull’origine dell’acqua terrestre e sulle potenziali nicchie abitabili oltre il nostro pianeta.

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