Sulla Terra, una delle prime tecnologie usate dall’uomo e impattanti sull’ambiente è stato il fuoco. Grazie ad esso, gli esseri umani hanno apportato modifiche alle loro vite e all’ambiente già a partire da centinaia di migliaia di anni fa.
E da quel momento l’uomo non si è più fermato. Sviluppando via via tecnologie sempre più complesse, fino ad arrivare ai giorni nostri, la civiltà tecnologica moderna e globale sta cambiando l’intera biosfera terrestre. Stiamo parlando delle emissioni di carbonio, che contribuiscono ad acidificare gli oceani e indebolire i gusci degli organismi marini. Stiamo parlando delle microplastiche che trovano la loro strada nei flussi sanguigni degli organismi. Insomma, la tecnologia si sta integrando a tal punto con la biosfera da farne ormai parte integrante: si parla infatti di biotecnosfera.
Se al giorno d’oggi, gran parte dell’effetto tecnologico dell’umanità sulla biosfera terrestre è accidentale, in futuro, l’umanità potrebbe diventare una civiltà così tecnologicamente avanzata da usare intenzionalmente la tecnologia per gestire la biosfera in modi completi e vantaggiosi, come fa la geoingegneria, per esempio. A breve termine potremmo essere costretti a usarla per raffreddare il pianeta, ma non è escluso che in un futuro più lontano, la Terra entri in un altro periodo glaciale e dovremo capire come mantenere il nostro pianeta al caldo.
A quel punto, fondamentalmente terraformeremo la Terra, cercando di mantenerla bella, abitabile e stabile, secondo le nostre esigenze (altrimenti dovremmo trasformarci noi, secondo le leggi di Darwin).
E cosa ci dice che, nell’Universo, non ci possano essere civiltà che stanno già operando questi cambiamenti su altri pianeti? Se questo fosse vero, l’impatto di tali civiltà potrebbe aver modificato a tal punto il pianeta da essere sia una biofirma che una tecnofirma: una biotecnofirma.
L’esplorazione spaziale è in grado di espandere la ricerca delle biotecnosfere oltre il nostro e creare veri e propri ecosistemi cosmici che comprendono pianeti e altri oggetti cosmici. E tutta questa attività dovrebbe creare effetti rilevabili.
La ricetta per trovare un pianeta terraformato
Un pianeta terraformato è innanzitutto un pianeta con una biosfera stabile. Indipendentemente dal fatto che un pianeta ospiti la vita, la biosfera non è naturalmente stabile, ma è soggetta a vari tipi di eventi astronomici e stellari, oltre che alle varie catastrofi che accadono sulla superficie planetaria.
La Terra ha avuto periodi geologici e climatici molto diversi nella sua lunga storia, passando dall’essere un oceano di magma al periodo “palla di neve”. Nel corso delle ere, il clima è cambiato a causa dell’attività vulcanica, del Sole e delle supernove, che hanno alimentato tutti i tipi di cambiamenti che via via si sono succeduti come variazioni nella paleogeografia, concentrazioni di gas serra, insolazione astronomicamente forzata e trasporto di calore interregionale. Comprese le estinzioni di massa. Trovare un mondo che non sperimenta questo tipo di cambiamenti potrebbe essere una firma biotecnologica.
Trovare un pianeta che ha avuto una biosfera stabile per un lungo periodo di tempo è probabilmente un segno che un qualche tipo di intelligenza sta impiegando una tecnologia potente per mantenerla tale. Per riassumere, un ambiente stabile, biofirme stabili derivanti da forme di vita complessa e differenze tra biofirme derivanti da vita complessa e semplice nel tempo sarebbero quello che gli astrobiologi chiamano una biotecnofirma.
Infine, anche i cambiamenti a breve termine nelle biofirme e negli ambienti planetari dopo un evento potente sono biotecnofirme. Se per esempio una tempesta solare come quella che colpì la Terra nel 1859 dovesse ripetersi, causerebbe danni diffusi alle reti elettriche e alle infrastrutture di comunicazione, in particolare ai satelliti. In una civiltà altamente tecnologica che vive in una biotecnosfera, insomma, lo shock di una potente tempesta solare potrebbe sconvolgere la biotecnosfera ma dopo un lasso di tempo tutto tornerebbe come prima.
In soldoni, l’uso intelligente della tecnologia, compresa la biotecnologia, per controllare una biosfera è un segno distintivo di civiltà intelligente. Visto da un altro punto di vista, una civiltà tecnologicamente avanzata, sarebbe in grado di rilevare la nostra neonata biotecnosfera?
L’umanità sta già operando dei cambiamenti indesiderati nella biosfera che le attività industriali stanno causando. Stiamo già utilizzando semplici forme di vita per trattare i rifiuti e, se le ingegnerizzassimo per essere più efficaci e il loro uso divenisse diffuso, la loro attività potrebbe produrre biotecnofirme, specialmente sul lungo periodo.
Attualmente, la nostra civiltà non è in grado di monitorare altri ambienti planetari per periodi di tempo abbastanza lunghi da accorgersene. Allo stato attuale questo rientra ancora nella sfera della fantascienza. Ma non sappiamo chi altro potrebbe essere là fuori, a guardarci.