Hubble fotografa la galassia Donatiello II

RIPRESA DAL TELESCOPIO SPAZIALE UNA DELLE GALASSIE SCOPERTE DALL'ASTROFILO ITALIANO

La regione dello spazio in cui si trova la galassia Donatiello II ripresa da Hubble (Esa/Hubble & Nasa, B. Mutlu-Pakdil)

Fa parte dell’entourage della galassia dello Scultore, si trova a una distanza di 11,4 milioni di anni luce ed è così piccola e debole che neppure un algoritmo programmato per andare a caccia di questi oggetti celesti era riuscito a individuarla; si tratta di una “galassia nana ultradebole” (Ufd), denominata Donatiello II ed è protagonista di una ripresa del telescopio spaziale Hubble.

La galassia deve il nome al suo scopritore, l’astrofilo italiano Giuseppe Donatiello, coordinatore della Sezione nazionale di Ricerca “Profondo cielo” della Uai (Unione Astrofili Italiani) e assiduo collaboratore di Cosmo. Donatiello ha scoperto altre deboli galassie, alcune delle quali portano il suo nome. Dopo la scoperta della Donatiello II (Do II), nel 2020, l’astrofilo ha scoperto anche la Do III e la Do IV nel 2021. Solo l’intervento umano ha permesso di identificare questi nuovi soggetti, distinguendoli dal “rumore di fondo”, scoprendo poi che si tratta di satelliti della galassia NGC 253 dello Scultore.

I dati che Donatiello ha utilizzato per giungere alla scoperta sono quelli della mappatura Des (Dark Energy Survey), liberamente disponibili al pubblico. Si tratta di una campagna osservativa durata sei anni ed effettuata con la fotocamera DeCam (Dark Energy Camera), installata sul telescopio “Victor M. Blanco” da 4 metri di diametro situato in Cile. Il telescopio fa parte delle strutture di ricerca gestite dal NoirLab (National Optical-InfraRed Astronomy Research Laboratory).

Hubble ha realizzato la foto nell’ambito di un programma di osservazioni dedicato alle galassie deboli, tra cui la Do II. Nell’immagine, la galassia si trova pressoché al centro, con una forma irregolare e dai contorni sfumati. Ricordiamo che le piccole galassie come quelle scoperte da Donatiello non sono oggetti d’interesse marginale, ma rivestono una notevole importanza nei modelli di formazione galattica e sono considerati veri e propri fossili dell’Universo primordiale.

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Direttore editoriale di Cosmo