I pianeti rocciosi in zona abitabile sono alquanto rari. Tra gli oltre 5200 confermati, solo 13 orbitano a una distanza tale da ipotizzare acqua liquida in superficie, chiaramente con un’atmosfera alla densità e pressione giusta. A oggi non è stato scoperto alcun gemello del nostro pianeta, ma solo una ristretta rosa di candidati potenzialmente in grado di esserlo. E ce ne vuole!
Potenzialmente abitabile
La zona abitabile non implica l’abitabilità e lo dimostrano Venere e Marte, rispettivamente un mondo infernale e un deserto gelido. È anche vero che questi due pianeti, nel remoto passato, devono essere stati molto diversi da come li conosciamo ed è probabile che siano stati più accoglienti. Ciononostante, anche la presenza di condizioni favorevoli non implica la presenza di vita.
Gli astronomi sono molto interessati agli esopianeti di questo tipo per caratterizzarli e capire se siano promettenti culle per una biosfera autoctona. In questo caso, la prima cosa da confermare è l’esistenza di un’atmosfera e l’eventuale presenza di marcatori biologici. Il tredicesimo pianeta aggiunto alla lista è un modo di dimensioni comparabili alla Terra in orbita intorno alla nana rosa Wolf 1069 in 15,6 giorni. Essendo stato il primo trovato in tale sistema, è stato chiamato Wolf 1069 b. A scoprirlo è stato il team di Diana Kossakowski del Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg.
Probabilmente in blocco mareale
Wolf 1069 b, al pari della Luna con la Terra , mostra sempre lo stesso emisfero alla sua stella. Un lato del pianeta è sempre illuminato mentre quello opposto è immerso in una notte eterna. È il primo di tale tipo scoperto con il metodo delle velocità radiali nel progetto Carmenes mediante uno strumento specifico installato sul telescopio di Calar Alto in Spagna.
“Quando abbiamo analizzato i dati della stella Wolf 1069, abbiamo scoperto un chiaro segnale di bassa ampiezza di quello che sembra essere un pianeta di circa la massa terrestre“, afferma Kossakowski. La chiara oscillazione dipende pure dalla distanza tra il pianeta e la sua stella, pari ad appena un quindicesimo di quella terrestre. Nonostante la maggiore vicinanza, essendo una stella più fredda, Wolf 1069 b riceve solo il 65% dell’energia che invece riceve la Terra a 150 milioni di Km dal Sole. È una quantità comunque sufficiente per garantire al pianeta forse condizioni accoglienti.
Meteorologia complessa
Le stelle più fredde sono abbastanza tranquille e longeve, quindi offrono condizioni stabili per molti miliardi di anni a pianeti posti a distanze però più brevi. La rotazione di tali mondi è probabilmente bloccata in modo mareale, mostrando sempre lo stesso lato alla stella ospite. Questo comporta meteorologie complesse, con emisferi riscaldati o gelidi, attraversati da forti venti.
Se Wolf 1069 b fosse privo di atmosfera, gli astronomi calcolano che la temperatura nel lato illuminato sarebbe di -23°C. Un’atmosfera creerebbe un benefico effetto serra tale da portarla a 13°C: un mondo freddino.
L’atmosfera è un elemento essenziale per la vita perché, oltre a mitigare il clima, rappresenta un efficiente scudo per le radiazioni stellari e cosmiche. Le simulazioni indicano che con un’atmosfera abbastanza densa, l’acqua rimarrebbe liquida e prevarrebbero condizioni favorevoli alla vita, almeno per come la conosciamo. Con poca radiazione, una piccola stella non sarebbe in grado di strappare via l’atmosfera, anche se il pianeta fosse privo di un forte campo magnetico che, notoriamente, rappresenta un altro importante scudo dalle particelle cariche. Tutto questo potrebbe essere presente su questo pianeta.
Un buon candidato per ELT
A una distanza di 31 anni luce, Wolf 1069 b è il sesto pianeta di massa terrestre più vicino tra quelli nella zona abitabile delle loro stelle ospiti. Per tale motivo rientra in un club esclusivo di oggetti da indagare per via spettroscopica per cercare i segni di attività biologica. 31 anni luce sono pochi su scala galattica, ma sono già una distanza impegnativa per l’analisi spettrale della sua atmosfera. Questo pianeta è già ben oltre il limite delle possibilità del JWST, stimate in massimo 16 anni luce, però dovrebbe essere nelle possibilità del costruendo l’Extremely Large Telescope (ELT) dell’Eso. Per una risposta sarà necessario almeno un decennio.