IN ATTESA DELL’AURORA (POLARE)

Nella sera del 12 novembre è atteso perfino un “evento a livello del suolo” in seguito a una tempesta solare

by Walter Riva

Martedì 11 novembre un brillamento solare di classe X5 proveniente da una macchia solare, la “regione attiva” AR 4274, ha lanciato una raffica di protoni energetici verso la Terra.

Alcune delle particelle sono così potenti da penetrare nell’atmosfera fino al suolo. Che si aggiunge ad altri due brillamenti di energia poco inferiore, ma comunque di categoria X (la più elevata) registrati il giorno precedente. “Si tratta di un evento molto significativo”, afferma il professor Clive Dyer del Surrey Space Centre. “I monitoraggi dell’attività solare in corso in tutto il mondo lo stanno rilevando forte e chiaro”.

Il fenomeno potrebbe produrre un “evento a livello del suolo”, cioè di un Ground Level Event (Gle). Eventi di questa portata sono rari; si verificano in media solo una o due volte ogni ciclo solare, cioè ogni undici anni che è il periodo medio di oscillazione dell’attività solare. Poco importa che il massimo dell’attuale ciclo di attività solare sia di fatto già passato da un paio di mesi; eventi di questo tipo, come dimostra quello in corso, possono verificarsi anche nella fase discendente di un ciclo solare, specie se si è ancora vicini al massimo.

“Questo evento in particolare è paragonabile al Gle del 13 dicembre 2006”, afferma Dyer. Ciò lo rende un evento che si verifica ogni 20 anni circa.

A titolo di confronto, durante il Gle del 2006, i passeggeri dei voli ad alta quota hanno subito un picco di dose di radiazioni di 25-30 microSievert all’ora all’altitudine di crociera. Ciò si è tradotto in un aumento stimato del 20% della dose totale di radiazioni ricevute. Qualcosa di simile potrebbe verificarsi anche ora.

“L’analisi del Gle odierno ci aiuterà a prepararci per eventi più grandi, come una ripetizione di quello avvenuto il 23 febbraio 1956, di cui si ricorderà presto il 70° anniversario e che ha causato un aumento di mille volte delle radiazioni a un’altitudine di 12mila metri”, afferma Dyer.

Nel frattempo, nello spazio, i protoni solari stanno bombardando i satelliti, creando una vera e propria “grandinata” nei sistemi di imaging.

Tutta la “neve” visibile nell’immagine qui sopra è stata registrata dal coronografo C3 di Soho – un satellite in orbita per lo studio del Sole – ed è causata da particelle energetiche che colpiscono il rilevatore Ccd della telecamera. L’appannamento delle telecamere è un importante effetto collaterale delle tempeste solari più intense.

A terra, invece, è possibile vedere con i propri occhi (meglio ancora con una macchina fotografica o anche le fotocamere dei cellulari, molto più sensibili al rosso degli occhi umani) il cielo che si colora di rosso/rosa prevalentemente verso nord, anche a medie latitudini.

Anche dall’Italia, soprattutto dalle regioni settentrionali (libere dall’inquinamento luminoso), stanno arrivando numerosissime immagini del fenomeno, che alle nostre latitudini è dovuto al cosiddetto “arco aurorale stabile” (Sar), cioè dall’effetto dell’interazione fra le particelle della nostra atmosfera e le linee del campo magnetico che viene compresso verso Terra dall’impetuosa tempesta solare.

Come quella nell’immagine di apertura , ripresa da Giorgia Hofer la notte scorsa da Lorenzago di Cadore e pubblicata da Daria Guidetti sulla sua pagina Facebook.

Un evento del genere si era già presentato un paio di volte lo scorso anno, in particolare le notti del 10 maggio e del 10 ottobre 2024. Più a nord, dove il campo magnetico è notoriamente più debole, è possibile osservare le aurore boreali propriamente dette, che sono invece provocate dall’interazione diretta fra le particelle del vento solare e l’atmosfera terrestre.

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