UN VISITATORE INTERSTELLARE RICCO DI ANIDRIDE CARBONICA

Il telescopio spaziale James Webb rivela la composizione inedita della chioma di 3I/Atlas

by Redazione

Il telescopio spaziale James Webb ha rivolto i suoi strumenti verso il nuovo e rarissimo ospite del Sistema solare, la cometa interstellare 3I/Atlas, rivelando caratteristiche che la distinguono nettamente dalle comete a noi familiari.

Scoperto dal sistema Atlas il 1° luglio 2025 (vedi la news a questo link), 3I/Atlas è il terzo oggetto proveniente dallo spazio interstellare a essere identificato e soltanto il secondo a mostrare una chioma cometaria ben sviluppata. Osservazioni successive avevano già stabilito che la cometa è molto più antica del Sistema solare, con una età di circa 7 miliardi di anni (vedi la news a questo link) .

L’osservazione, condotta con lo spettrografo NIRSpec del Webb quando la 3I/Atlas si trovava a circa 3,3 UA dal Sole, ha permesso di analizzare la sua composizione chimica nell’intervallo spettrale 0,6–5,3 micron, offrendo un dettaglio senza precedenti.

Una finestra unica sulla chimica di altri sistemi planetari

I dati hanno rivelato che il gas di sublimazione è dominato dall’anidride carbonica, con un rapporto CO₂/H₂O stimato in 8,0 ± 1,0, uno dei valori più alti mai registrati e ben al di sopra della tendenza osservata per le comete del nostro Sistema, fatta eccezione per il caso peculiare di C/2016 R2. Accanto alla CO₂, sono state identificate tracce di acqua, monossido di carbonio, ossicarburo di zolfo, ghiaccio e polveri, a conferma di un nucleo insolitamente attivo e complesso.

La straordinaria abbondanza di CO₂ suggerisce che l’oggetto si sia formato in un ambiente molto diverso da quello in cui hanno avuto origine le comete solari: potrebbe provenire da regioni di un disco protoplanetario più esposte alla radiazione stellare, oppure essersi assemblato in prossimità della cosiddetta “linea del ghiaccio” della CO₂, dove questa molecola può condensare e rimanere intrappolata più facilmente.

Un’altra possibilità è che la scarsa emissione di acqua non rifletta una reale povertà del nucleo, ma derivi da una limitata penetrazione del calore solare negli strati superficiali, che impedirebbe all’H₂O di sublimare con la stessa efficienza della CO₂.

Qualunque sia la spiegazione, l’osservazione di 3I/Atlas costituisce una finestra unica sulla chimica di altri sistemi planetari: la sua composizione, così diversa da quella delle comete che conosciamo, ci offre l’opportunità di esplorare scenari di formazione e di evoluzione completamente nuovi.

Grazie alla sensibilità del James Webb, la scienza ha potuto cogliere per la terza volta il passaggio fugace di un viaggiatore interstellare e ha raccolto indizi preziosi su come potrebbero apparire i mondi lontani, ricordandoci che i mattoni chimici dei pianeti possono variare enormemente a seconda del contesto in cui nascono.

Antonio  Pasqua

 

 

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