“La frase Houston abbiamo avuto un problema fu pronunciata dapprima da Jack Swigert, che ebbe il compito di rimescolare i serbatoi dell’ossigeno liquido. Un’operazione normale, che non ci destava la minima preoccupazione. E poi fu ripetuta da Jim, che dopo il botto si precipitò anch’egli alla postazione accanto a Jack. Ci volle un po’ per capire che cosa era successo, eravamo confusi”. Fred Haise, oggi 91 anni, era il pilota del modulo lunare della missione Apollo 13 che la Nasa definì un “fallimento di successo”.
Sarebbe dovuta scendere sulla Luna il 14 aprile 1970 nella regione di Fra Mauro. Ma quel botto annullò il sogno suo e di James Arthur Lovell, deceduto giovedì scorso all’età di 97 anni nell’Illinois.
La Nasa lo ricorda con parole di grande stima e valore. “La sua vita e il suo lavoro hanno ispirato milioni di persone nel corso dei decenni. Il carattere e il coraggio incrollabile di Jim hanno aiutato la nostra nazione a raggiungere la Luna e hanno trasformato una potenziale tragedia in un successo dal quale abbiamo imparato moltissimo. Piangiamo la sua scomparsa, ma allo stesso tempo celebriamo i suoi successi“, si legge nel comunicato dell’agenzia statunitense.
Smilin’ Jim
“Noto per il suo spirito, questo indimenticabile astronauta è stato soprannominato Smilin’ Jim dai suoi colleghi astronauti perché era pronto a sorridere quando aveva una risposta particolarmente divertente; incarnava la risoluzione audace e l’ottimismo degli esploratori del passato e del futuro, e lo ricorderemo per sempre”, aggiunge la Nasa nel ricordo di quello che è stato a tutti gli effetti un eroe nazionale.
Lovell ed Haise, e con loro Ken Mattingly come pilota del modulo di comando, erano destinati ad Apollo 14. Ma poi, per dare più tempo ad Alan Shepard di addestrarsi alla complessa e rischiosa impresa di sbarco lunare, essendo rientrato nei ranghi dopo sei anni fuori rotazione, i capi del Programma Apollo chiesero a Lovell se lui e il suo equipaggio potevano accettare di passare dal 14 al 13, e Shepard con i suoi dal 13 al 14. “Certamente!” – fu la risposta di Lovell. Che così si apprestava al suo quarto volo spaziale, solo 16 mesi dopo aver visto la Luna dagli oblò dell’Apollo 8, in cui era pilota della navicella spaziale, ammirando la storica immagine del sorgere della Terra dall’orizzonte lunare.
Lovell era diventato astronauta nel 1962, con un curriculum straordinario di pilota collaudatore della Us Navy, con il secondo team di astronauti leggendari della Nasa, tra i quali Neil Armstrong. I suoi quattro voli spaziali sono tutte missioni storiche per diverse ragioni. E per Jim, un record. In particolare, le due missioni Apollo catturarono l’attenzione del mondo. Nel 1968, la missione Apollo 8 con Lovell, Frank Borman e William Anders fu la prima a uscire dall’orbita terrestre e a orbitare attorno alla Luna. Anche senza atterrare, portarono gli Stati Uniti avanti nella corsa allo Luna rispetto all’Unione Sovietica.

Gli astronauti di Apollo 13 al rientro a terra, aprile 1970; da sinistra Fred Haise, Jim Lovell e Jack Swigert
Un fallimento di successo
La grande impresa di salvataggio arrivò durante la drammatica missione Apollo 13 nell’aprile 1970. Lovell avrebbe dovuto essere il quinto uomo a camminare sulla Luna, ma l’esplosione improvvisa di un serbatoio d’ossigeno sul modulo di servizio mise a rischio la vita sua e dei suoi compagni. Per quattro giorni passarono in condizioni difficili e anguste all’interno del modulo lunare usato come scialuppa di salvataggio.
Nel 1994 scrisse con Jeff Kluger Lost Moon, la storia di Apollo 13, da cui fu tratto il famoso film. Gestì per anni un ristorante vicino a Chicago, Lovell’s of Lake Forest. Sua moglie Marilyn è morta nel 2023. Gli sopravvivono quattro figli.
Le ragioni anagrafiche hanno ormai ridotto a ben pochi gli astronauti delle imprese lunari ancora in vita. Tra coloro che hanno compiuto la traversata Terra Luna e ritorno sono rimasti in vita solo Haise (91 anni), e poi i quattro ancora in vita tra coloro che hanno camminato sulla Luna: Charles Duke (Apollo 16, 89 anni), Harrison Schmitt (Apollo 17 – 90 anni), David Scott (Apollo 15 – 93 anni) e Buzz Aldrin (Apollo 11 – 95 anni).