La prima navicella spaziale Starliner, della Boeing, è finalmente in orbita con a bordo astronauti. E’ il primo lancio di test, e per questa ragione vi sono soltanto i due piloti del nuovo veicolo spaziale, lanciato da Cape Canaveral oggi, 5 giugno, alle 16,52 ora italiana, dopo una lunga serie di rinvii per cause tecniche. Il successo del lancio di oggi, in attesa che la navicella si agganci alla Stazione Spaziale Internazionale e rientri a terra fra otto giorni, è anche un grande sospiro di sollievo Boeing, dopo un periodo certamente non favorevole. Il noto colosso aerospaziale statunitense, infatti, sta attraversando un periodo critico a causa dei seri problemi tecnici, legati alla sicurezza, riscontrati in particolare su uno degli aeromobili di punta, il Boeing 737 Max. Dai portelloni d’emergenza ai timoni, è stato un problema dietro l’altro.
E in attesa di risolvere i molti problemi, dopo i recenti controlli degli ispettori, la compagnia con sede centrale in Virginia, con una storia aeronautica e spaziale gloriosa da difendere, si prende la rivincita in ambito spaziale. Il primo lancio con astronauti della sua nuova navicella Starliner era stato rinviato più volte, e quasi a ripetizione sin dai primi di maggio, iniziando con un’anomalia riscontrata ad una valvola di scarico dell’ossigeno liquido del motore dell’ultimo stadio del razzo Atlas V, il collaudato Centaur, e per finire con una perdita (anche se considerata non particolarmente seria) di elio.
Ma oggi lo stadio Centaur, che ha acceso i suoi motori 4 minuti dopo la partenza dalla rampa numero 41 del Kennedy Center, ha inseriti definitivamente in orbita la Starliner con i due astronauti di questo primo volo di test, i veterani ex Nasa Butch Wilmore (comandante) e Sunita Williams, da tutti chiamata “Suni”. L’attracco con la ISS è previsto per domani, giovedì 6.
Il Centaur non è comunque realizzato da Boeing, compagnia che forma assieme a Lockheed Martin la United Launch Alliance che costruisce l’Atlas V: è di realizzazione della General Dynamics, storica compagnia costruttrice della serie Atlas sin dai tempi dei gloriosi Atlas D che portarono in orbita i primi americani a partire da John Glenn. “La criticità dell’anomalia non era così seria – precisò Tony Bruno, tra i responsabili del lancio – Con satelliti al posto di Starliner avremmo lanciato. Ma essendoci astronauti a bordo, ogni minimo dettaglio va affrontata”.
Boeing aveva perso la gara con SpaceX per garantirsi il primato di principale veicolo spaziale per fare da spola tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale, e anche per le stazioni in orbita terrestre che faranno seguito all’attuale complesso orbitante.
Ora quindi diventa più un’alternativa che una concorrente, anche considerando che ben presto le Sojuz russe non verranno più utilizzate, dal momento in cui l’agenzia spaziale russa si ritirerà dal programma.
Il bando avviato dalla Nasa nel 2014 metteva in gara Space X, Boeing e altre compagnie private come la Sierra Nevada che invece, anziché una capsula, proponeva una versione più piccola di uno Shuttle alato. Boeing ricevette un finanziamento di 4,2 miliardi di dollari, e Space X 2,6 miliardi, per lo sviluppo dei nuovi veicoli spaziali con equipaggio del dopo-Shuttle.
La Starliner esteticamente ricorda molto la gloriosa Apollo dei viaggi lunari anni 60 e 70, non a caso realizzata da Boeing, ma al suo interno è tecnologicamente avanzata. Questo è il terzo lancio della Starliner: nel 2019 la navicella fallì l’attracco con la Stazione Spaziale. Nel 2022 ci riuscì, ma dopo il rientro vennero riscontrate anomalie tecniche, tra paracadute d’atterraggio e materiali isolanti. Ma erano missioni senza astronauti a bordo. Ora tocca a Wilmore e la Williams rendere operativa la navicella e prepararla per una successiva missione, ad inizio del 2025, con a bordo quattro astronauti, due statunitensi, un canadese e un giapponese.