In viaggio verso Ofiuco

RIPRISTINATI I CONTATTI CON LA SONDA VOYAGER 1 NELLO SPAZIO INTERSTELLARE

by Marco Sergio Erculiani

Pensate di viaggiare alla deriva nello spazio, con null’altro che avventura e infinito davanti a voi, lo sguardo volto a quello che è stato, non sapendo ancora quello che sarà. Siete la sonda Voyager 1, uno dei due veicoli spaziali della Nasa lanciati ben 17.428 giorni fa, ed ora l’oggetto umano più distante nello spazio, ancora funzionante.

“Terra…Terra mi sentite? Qui è bellissimo, c’è una pace meravigliosa. Sembra di essere in paradiso!”

Avete da un pezzo superato il bordo del Sistema solare dopo un lungo viaggio iniziato nel lontano 1977 scandito dalle tappe di Giove e Saturno alla ragguardevole velocità di 61155 km/h. Nel 2012 siete passanti attraverso l’eliopausa, quel confine che vi fa trovare ora nello spazio interstellare ed ora veleggiate lenti ed inesorabili lontano.

I vostri strumenti hanno rilevato grazie al Plasma Wave Subsystem, una perturbazione del gas, le onde di plasma del gas interstellare. È una emissione molto debole e monotona, con una larghezza di banda di frequenza stretta. Suona come un dolce ronzio. È quasi una vibrazione di pace ma nulla a che vedere con i segnali prima dell’oblio. In realtà, il mezzo interstellare interagisce con il vento solare e modifica e modella l’eliosfera stessa, la sfera che protegge il sistema solare. Essere nel mezzo interstellare è come trovarsi sotto una pioggia tranquilla o dolce e rilevare attività solare sarebbe come assistere a un fulmine scoppiato durante un temporale per poi ritornare ad una finissima pioggia argentina.

C’è molta attività di basso livello nel gas interstellare e monitorarne la distribuzione e la densità è fondamentale. Grazie a voi, Voyager, è possibile ora averne traccia in ogni momento. Siate orgogliosi del vostro operato piccola nave spaziale. E portate con fierezza il Disco d’Oro contenente suoni e immagini che rappresentano le diverse varietà di vita e cultura del nostro pianeta, che l’immenso Carl Sagan vi ha donato a bordo della vostra inossidabile tecnologia degli anni 70. Portatelo oltre il bow shock, a 230 unità astronomiche dal Sole, fino al confine della nube di Oort e poi proseguite la rotta in direzione di Ofiuco, colui che domina il serpente.

La vostra memoria di 70 kilobyte sta dando pacche sulle spalle a quei giovanotti cibernetici del giorno d’oggi, dimostrando ancora una volta che anche con capacità informatiche modeste (per il giorno d’oggi) è possibile avere risultati veramente stupefacenti. Il vostro segnale inviato spendendo 22 Watt della vostra potenza ha aperto un’altra finestra su una strada ancora sconosciuta, che voi state percorrendo senza paura e con immenso spirito di avventura. A quasi 25 miliardi di km da casa, trasmettendo informazioni a 160 bit al secondo.

Siete nati per servire e per conoscere, come una caravella che veleggia verso l’infinito, laddove nessun essere umano né macchina si è mai spinta fino ad ora. E nonostante i chilometri, le intemperie, il freddo e gli anni, tutti i vostri strumenti sembrano ancora funzionare abbastanza correttamente, tanto da comunicare ed eseguire i comandi.

Nel 1990 avete trasmesso un’immagine divenuta iconica, quella della Terra che sembra un pixel bruciato in una immagine fuori fuoco all’interno di una banca marrone. Vi trovavate a sei miliardi di chilometri di distanza, ben oltre l’orbita di Nettuno.

Poi nel giugno del 2022 avete cominciato a inviare segnali che sembravano essere generati in forma casuale. L’antenna per le comunicazioni era ancora perfettamente allineata e non avevate emesso alcun allarme. Come fanno le persone di rara tempra. Tuttavia, i dati indicavano erroneamente che non avevate alcun controllo di assetto.

Data l’età, era più che comprensibile che in questa fase della missione uno strumento di più di 47 anni, con una vita operativa molto maggiore rispetto a quella prevista in origine, cominciasse a dare segni di cedimento. C’è da dire anche nello spazio interstellare, nessun veicolo spaziale era mai stato fino ad ora e per così tanto tempo. Probabilmente, il problema quasi certamente era legato al software e, anche se non fosse stato risolto, non avrebbe destato in realtà grosse preoccupazioni.

Ma cosa volete dire a un reduce (perché di reduce si tratta), il cui obiettivo era quello di esplorare alcuni degli oggetti che si trovano ai confini del Sistema solare che, dopo aver sorvolato Saturno, ha proseguito in direzione opposta al Sole allontanandosi dalla eliosfera già 10 anni fa e che, a discapito di tutto e venendo ben oltre ai suoi doveri, continua ad inviare regolarmente dati scientifici a tutt’oggi?

Certo, magari i vostri dati sembrano scritti da macchina degli anni 70, su carta ingiallita forse, magari impiegano ben 20 ore e 33 minuti per coprire la distanza con la Terra, ma sapete che c’è? C’è che oggi voi, la radio Voyager, dopo quasi sei mesi di analisi e riprogrammazione, siete tornati a dire la vostra e a trasmettere correttamente (ne parliamo nelle Space news del numero di giugno di Cosmo 2050), e continuate a detenere il premio assoluto come l’oggetto creato dall’uomo più distante dalla Terra, che viaggia attraverso lo spazio interstellare.

Buon viaggio piccola Voyager.

Marco Sergio Erculiani

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