Un arcobaleno nell’atmosfera di Wasp-76b

MA NON è prodotto da goccioline d’acqua come quelli terrestri…

Rappresentazione artistica dell'"effetto gloria" esoplanetario

Utilizzando i dati del Characterising ExOplanet Satellite (Cheops) dell’Esa e di diverse altre missioni dell’Esa e della Nasa, è stato possibile rilevato quelli che sembrano essere i segnali dell’effetto gloria“, un effetto simile a quello dell’arcobaleno, nell’atmosfera di un pianeta caldissimo, un hot-Jupiter chiamato Wasp-76b.

Questo effetto si verifica quando la luce viene riflessa dalle nuvole costituite da una sostanza perfettamente uniforme ed è stato osservato, oltre che sulla Terra, anche su Venere. Se confermata, questa scoperta sancirebbe la prima volta che l’effetto gloria viene osservato su un esopianeta. Wasp-76b è un pianeta abbastanza comune, situato a 640 anni luce di distanza nella costellazione dei Pesci. Fu scoperto nel 2016, osservando la sua stella madre, un astro di tipo F attorno cui orbita ogni 1,8 giorni.

Dal momento che Wasp-76b è in rotazione sincrona, esso impiega tanto tempo per ruotare attorno al suo asse quanto per compiere una rivoluzione completa. Questo significa che il pianeta riceve, sul lato in luce, una radiazione migliaia di volte maggiore rispetto a quella che la Terra riceve dal Sole.

La sua temperatura diurna supera facilmente i 2400 °C, tanto da vaporizzare anche i metalli. Di notte, tuttavia, essa scende a 1316 °C. A queste temperature, gli elementi che formano le rocce sulla Terra si scioglierebbero, per poi evaporare e condensarsi sul lato notturno, leggermente più freddo, creando una pioggia di ferro fuso.

Gli astronomi sono rimasti perplessi da un’apparente asimmetria, quando il pianeta mostrava le sue regioni più esterne durante il transito davanti alla sua stella ospite. Wasp-76b appare ‘gonfiato’ dall’intensa radiazione della sua stella, divenendo quasi due volte più grande di Giove anche se ha una massa inferiore.

Dalle analisi col telescopio Cheops, raccolte in 23 osservazioni nell’arco di tre anni, è stato possibile rilevare un sorprendente aumento della quantità di luce proveniente dal “terminatore” orientale del pianeta, ovvero quella regione che segna il confine tra la notte e il giorno. Questa sorta di effetto transiente è stata spiegata come un effetto di riflessione, localizzata e anisotropa (ovvero dipendente dalla direzione), chiamato “effetto gloria”.

La conferma di questo effetto significherebbe la presenza di nuvole costituite da goccioline perfettamente sferiche, che durano da almeno tre anni o che vengono costantemente reintegrate. Affinché tali nubi persistano, anche la temperatura dell’atmosfera dovrebbe essere stabile nel tempo.

Questo fenomeno è importante perché rilevare tali minuscole meraviglie così lontane permette agli scienziati e agli ingegneri di capire come trattare altri fenomeni difficili da vedere, come il modo in cui la luce solare che si riflette su laghi e oceani liquidi, che sono un requisito per l’abitabilità.

Sebbene siano necessarie ulteriori prove per affermare in modo definitivo che questo effetto sia proprio un effetto gloria, le prime misure fanno ben sperare e, se le osservazioni di follow-up dello strumento Nirspec a bordo del telescopio spaziale James Webb della Nasa/Esa/Csa opereranno con successo, sarà possibile confermarne la natura.

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