L’impronta dell’uomo

by Marco Sergio Erculiani

In questa immagine sono messe a confronto due impronte che distano temporalmente fra loro 15.600 anni. Un soffio per l’età dell’universo, ma un potente simbolo di come l’uomo abbia cavalcato il tempo, a bordo di questo nostro meraviglioso pianeta.

A sinistra c’è l’impronta nella polvere lunare del moon boot di Buzz Aldrin, lasciata il 20 luglio 1969. A destra c’è un’impronta umana del tardo Pleistocene proveniente dal sito archeologico di Pilauco, nella Patagonia settentrionale, in Cile.

L’impronta dell’uomo su questo pianeta è chiaramente tangibile. Da quando ha fatto la sua comparsa sulla Terra, esso ha cominciato a modificarne le sembianze, per adattarla alle sue esigenze. Aspetto e clima sono cambiati nel corso degli anni, ed esistono teorie che dicono che ci dicono che le firme dell’uomo sono rilevabili dallo spazio. Lo studio delle tecnofirme della Terra, ovvero tutto ciò che è frutto della nostra avanzata civiltà, consentirebbe di ottenere dati fondati a sostegno delle future missioni spaziali che avranno il compito di cercare firme tecnologiche provenienti da pianeti extrasolari simili alla Terra.

Sulla terra potremmo identificare quattro misure di tecnofirme visibili che l’uomo potrebbe mostrare a un ipotetico osservatore extraterrestre: dirette, spettroscopiche, fotometriche e radio.

– Le prime sono segni fisici direttamente osservabili della presenza della nostra civiltà, come costruzioni, megastrutture o satelliti.

– Le seconde sono misure indirette che vengono dall’analisi spettrale come l’influenza operata dall’uomo sull’atmosfera o l’albedo della superficie.

– Le caratteristiche fotometriche riguardano invece o segnali umani misurabili tramite variazione di flusso o dell’intensità della radiazione elettromagnetica.

– Infine, i segnali radio, come anche quelli elettromagnetici, sono segnali come emissioni di onde o laser e rilevabili con strumenti dedicati e radiotelescopi. Se si suppone che le civiltà abbiano comunicazioni interplanetarie e capacità radar simili a quelle terrestri, sarebbe possibile rilevarle da lontano.

Archeologi del futuro

Ci sono anche teorie che ipotizzano come la Terra abbia essa stessa avuto più civiltà, ascese alle vette della tecnologia e poi sprofondate nell’oblio. Gavin A. Schmidt, climatologo e direttore del Goddard Institute for Space Studies (Giss), e Adam Frank, professore di astrofisica presso l’Università di Rochester nella loro ipotesi Siluriana hanno provato a vagliare quali tracce di civiltà evolute esistite prima della nostra potrebbero manifestarsi nei rilievi geologici.

Ciò che troverebbero degli ipotetici archeologi del futuro nello strato geologico che “contiene” la nostra era sarebbero le seguenti caratteristiche: l’immissione di enormi quantità di carbonio di origine biologica nell’ambiente per produrre energia; l’innalzamento globale delle temperature dovuto all’effetto serra; l’alterazione del ciclo dell’azoto; l’acidificazione degli oceani e la creazione di zone morte per carenza di ossigeno; l’estinzione di numerosissime specie animali e la proliferazione incontrollata di poche altre; picchi nella diffusione di metalli rari di uso industriale ed eventualmente di isotopi di elementi radioattivi utili per la costruzione di armi atomiche; inquinanti sintetici come PCB, CFC e materiali plastici.

Secondo lo studio effettuato dai due ricercatori, le stratificazioni sedimentarie della Terra mostrerebbero numerosi esempi di epoche trascorse in cui si verificarono condizioni simili a quelle create dall’impatto di una civiltà industriale umana sull’ambiente: aumento globale delle temperature, diminuzione del rapporto tra gli isotopi del carbonio, alterazioni del ciclo dell’azoto, eventi di anossia, deforestazione, estinzioni, picchi di abbondanza di alcuni metalli. Non è tuttavia possibile dichiarare con certezza quanto repentini siano stati questi processi e quindi dire con certezza se tali cambiamenti siano opera dell’uomo oppure no.

Quello che è probabile è che l’umanità si sta affacciando a una nuova era della scala di Kardashev, che classifica le civiltà in base al loro livello tecnologico e che, forse, in futuro, altre impronte simboliche si aggiungeranno a quelle di questa immagine.

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