Alla scoperta dei misteriosi cerchi radio

SCOPERTI NEL 2019, SAPPIAMO SOPRATTUTTO CHE COSA NON SONO

Strani cerchi radio come Orc1 potrebbero essere abbastanza grandi da contenere intere galassie e raggiungere le centinaia di migliaia di anni luce di diametro (Jayanne English / University di Manitoba).

Brillano come fuochi fatui nel mare dell’infinito, evanescenti e leggeri. Visibili soltanto con la coda dell’occhio, labili come certi sfuggenti pensieri che lasciano domande e mistero nella mente di chi li osserva. Si chiamano Orc, e sono batuffoli spaziali di origine ancora ignota. Sono stati scoperti nel 2019 da Anna Kapinska, studiando i dati di Askap (Australian Square Kilometre Array Pathfinder). Questi oggetti hanno la forma di cerchi spettrali e sono visibili nella banda radio. Sono estremamente deboli e diffusi, come le creature degli abissi, e altrettanto elusivi.

Il termine Orc deriva da Odd Radio Circle, proprio per la loro forma anulare. Il primo a essere osservato, Orc1, era uno sbuffo di fumo di colore blu/verde appeso come una nuvola sullo sfondo di galassie lontane. Ma cosa sono questi oggetti così misteriosi, di cui finora ne abbiamo osservati circa mille?

Che cosa non sono

Sicuramente abbiamo una idea di ciò che non sappiamo e cosa non sono. Sappiamo che non ne conosciamo né la distanza né le dimensioni. Potrebbero essere oggetti nella nostra Galassia grandi qualche anno luce o potrebbero essere lontani nell’Universo con milioni di anni luce di diametro.

Un’affascinante teoria di due scienziati russi prevede che siano le “bocche” di wormhole spazio-temporali. Potrebbero inoltre essere il residuo di un’enorme esplosione al centro della loro galassia ospite, come la fusione di due buchi neri supermassicci, oppure potrebbero essere potenti getti di particelle energetiche che escono dal centro della galassia o ancora il risultato di uno shock dovuto alla produzione di stelle nella galassia.

Alla vista appaiono come deboli anelli di emissioni radio che circondano una galassia con un buco nero altamente attivo al centro. Sono come i vampiri. Se li osserviamo nella banda ottica non vediamo nulla. Potrebbero essere il risultato di una emissione radio causata da nubi di elettroni, ma allora dovrebbero anche avere una controparte ottica.

Sicuramente non possono essere resti di supernova, perché sono lontani da qualsiasi stella. Non possono nemmeno essere anelli di emissione radio posti nelle galassie e generati dalla formazione stellare, perché non si vede alcuna galassia sottostante che possa ospitare una nursery di astri. Non potrebbero essere nemmeno i lobi di emissione radio delle radiogalassie, getti di elettroni sparati come fulmini da buchi neri super-massicci perché sono perfettamente circolari. Infine, nemmeno il paragone con gli anelli di Einstein calza a meraviglia, perché gli Orc sono troppo simmetrici e non ci sono ammassi al loro interno.

Venti galattici

Di recente, un team guidato da Alison Coil, professore di astronomia e astrofisica dell’Università della California a San Diego, ritiene di aver trovato la risposta al mistero. Sembra infatti che i cerchi siano gusci formati da venti galattici, usciti probabilmente da stelle massicce esplose come supernove.

Se infatti un numero sufficiente di stelle esplode l’una vicino all’altra contemporaneamente, la forza di queste esplosioni può spingere il gas fuori dalla galassia stessa con venti che possono viaggiare fino a 2000 chilometri al secondo.

Sembra che i venti galattici in uscita possano soffiare per 200 milioni di anni prima di spegnersi e, quando si fermano, uno shock continua a spingere il gas ad alta temperatura fuori dalla galassia, creando l’anello radio, mentre lo shock di rimbalzo fa ricadere il gas più freddo sulla galassia. Tutto questo, in un arco di tempo di 750 milioni di anni.

Per far funzionare questo processo, è necessario un deflusso di massa molto elevato, il che significa espellere una quantità di materiale molto rapidamente. Contemporaneamente, il gas circostante appena fuori dalla galassia, deve essere a bassa densità, altrimenti lo shock si blocca. Questi sono i due fattori chiave che permettono la formazione di questi oggetti.

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