Da un impatto cosmico l’agricoltura?

by Marco Sergio Erculiani

Nel corso dell’indagine sulla Younger Dryas Impact Hypothesis, l’idea che un raffreddamento anomalo della Terra quasi 13 millenni fa sia stato il risultato di un impatto cosmico, sono emersi dettagli che gettano nuova luce sulle popolazioni antiche.

Nella zona del Levante, ad Abu Hureyra, ci fu un cambiamento di condizioni anomalo che, da umide, boscose e con diverse fonti di cibo per i cacciatori-raccoglitori, divennero più asciutte e più fresche. Questo portò le popolazioni che là vivevano a non essere più in grado di soddisfare le loro esigenze alimentari usando soltanto questa forma di approvvigionamento.

Dagli studi pregressi, l’insediamento di Abu Hureyra è famoso in quanto mostra prove chiare di transizione dal foraggiamento all’agricoltura. In queste regioni, ad un certo punto della storia, gli abitanti del villaggio iniziarono a coltivare orzo, grano e legumi.

Attualmente l’insediamento e la sua ricca documentazione archeologica sono sommersi al di sotto del lago Assad, un serbatoio creato dalla costruzione della diga di Taqba sul fiume Eufrate, eretta nel 1970. Tuttavia, prima di questo evento, gli archeologi hanno fatto in tempo a estrarre molto materiale per i loro studi compresi semi, legumi e altri alimenti, grazie ai quali gli scienziati sono stati in grado di discernere i tipi di piante che venivano raccolte. In particolare, sia quelle che erano utilizzate nei periodi più caldi e umidi, prima che il clima cambiasse, e poi successivamente, nei giorni più freddi e secchi, dopo l’inizio di quello che ora conosciamo come il periodo freddo del Dryas recente.

Nel periodo caldo e umido, la dieta degli abitanti coinvolgeva legumi selvatici e cereali selvatici e piccole ma significative quantità di frutti selvatici e bacche.

Successivamente, dopo il raffreddamento, frutta e bacche scomparvero e la dieta si spostò verso cereali e lenticchie di tipo più domestico, sinonimo di sperimentazioni di metodi di coltivazione precoce. Solo 1000 anni dopo, tutte le colture che erano state pionieristicamente sperimentate nel periodo neolitico, come farro, grano monococco, orzo decorticato, segale, piselli, lenticchie, veccia amara, ceci e lino, venivano coltivate in quella che ora è chiamata la Mezzaluna Fertile.

Nel periodo di transizione ci fu anche un significativo calo demografico e cambiamenti nell’architettura dell’insediamento che rifletteva uno stile di vita più agricolo, come l’allevamento di bestiame e altri indicatori di addomesticamento.

La zona del Levante, ovvero quella che corrisponde all’attuale Siria, Giordania, Libano, Palestina, Israele e parti della Turchia, potrebbe essere addirittura la regione dove l’agricoltura potrebbe avere avuto origine.

Piccoli pezzi di osso (blu) spruzzati da vetro fuso (parti arancioni). Crediti: Università della California – Santa Barbara.

Un impatto cosmico

Ma cosa ha causato un cambiamento climatico di tale portata? Sembra che i dati mostrino che ci potrebbe essere stato un impatto meteorico.

Infatti, negli strati di 12.800 anni fa, corrispondenti al passaggio tra caccia e raccolta e agricoltura, sono state trovate tracce di massicce bruciature. All’interno di questi strati ne è presente chiamato black mat, ricco di carbonio e con alte concentrazioni di platino, nanodiamanti e minuscole sferule metalliche, probabilmente formate a temperature estremamente elevate, molto superiori a quelle che avrebbero potuto essere prodotte dalla tecnologia dell’uomo in quel momento.

Questa ipotesi è in linea con una esplosione, che appiattì alberi e capanne di paglia, sciogliendo la sabbia in vetro fuso e spargendolo su cereali e sui primi edifici, sugli strumenti e sulle ossa di animali e, molto probabilmente, anche sulle persone.

Un simile evento, di portata inferiore, fu scoperto in precedenza dagli stessi autori, e fu quello che distrusse la città biblica di Tall el-Hammam nella Valle del Giordano intorno al 1600 a.C. e che potrebbe essere a fondamento del racconto biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra (vedi Cosmo n. 25).

Strati analoghi a quello di Abu Hureyra, contenente nano diamanti e minerali fusi sono stati trovati anche in circa 50 altri siti in Nord e Sud America e in Europa.

Secondo i ricercatori, questo potrebbe essere la prova di un evento distruttivo simultaneo diffuso, coerente con una cometa frammentata schiantatasi nell’atmosfera terrestre. Le esplosioni, gli incendi e il brusco calo di temperature che ne seguì causarono l’estinzione della maggior parte degli animali di grandi dimensioni, tra cui i mammut, le tigri dai denti a sciabola, i cavalli americani e i cammelli americani, e causarono anche il collasso della cultura nordamericana Clovis.

Dal momento che non sono stati trovati crateri da impatto, probabilmente potrebbe essersi trattato di una esplosione aerea (airburst) come quella di Tunguska.

Per capire veramente cosa potrebbe essere successo ad Abu Hureyra, gli scienziati hanno analizzato le esplosioni artificiali della grandezza delle esplosioni cosmiche come i test nucleari condotti presso il poligono di Alamogordo nel New Mexico nel 1945 e in Kazakistan, nel 1949 e nel 1953, che dopo l’esplosione hanno inviato onde d’urto verso la Terra.

Il risultato è stato che tra il quarzo fuso nei siti dei test nucleari e il quarzo trovato ad Abu Hureyra ci sono profonde similitudini, come le fratture da shock riempite di vetro, indicative di temperature superiori a 2000°C, molto al di sopra del punto di fusione del quarzo.

L’impatto, tale da creare questo tipo di fenomeno, avrebbe avuto una pressione superiore a 3 GPa o 28 tonnellate per centimetro quadro.

Questo studio è molto importante perché mostra un nuovo nesso tra impatti extraterrestri, cambiamenti ambientali, climatici e sociali nelle società umane.

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