Miranda, Ariel, Umbriel, Titania e Oberon. Sono questi i nomi di cinque delle 27 lune che circondano il pianeta Urano. Esse hanno dimensioni variabili, da Ariel, con 1160 km di diametro, a Titania, che misura 1580 km. Ognuna di esse è un obiettivo importante per le future missioni spaziali perché il loro studio potrebbe capire se e quanti ambienti abitabili ci possono essere nel nostro Sistema solare.
Per anni si è pensato che la luna Titania, date le sue dimensioni, avrebbe avuto maggiori probabilità di trattenere il calore interno, a causa del decadimento radioattivo. Le altre lune erano state precedentemente considerate troppo piccole per trattenere il calore necessario al fine di mantenere un oceano interno non congelato. Infatti, il riscaldamento creato dall’attrazione gravitazionale di Urano non è, da solo, sufficiente a fornire tutto il calore necessario a prevenirne la glaciazione. Ci sono dunque meccanismi in gioco che ancora non sono ben compresi e, se svelati, potrebbero essere utili per capire come molti corpi del Sistema solare siano potenzialmente ricchi di acqua anche con un calore interno limitato. In passato, gli scienziati planetari hanno già trovato prove di oceani in diversi luoghi del Sistema solare come i pianeti nani Cerere e Plutone e la luna di Saturno Mimas.
Immagine del telescopio spaziale James Webb che mostra Urano e sei delle sue 27 lune conosciute
(NASA / ESA / CSA / STScI / J. DePasquale, STScI).
In un recente studio, alcuni ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno rivisitato i risultati dei sorvoli di Urano raccolti dalla sonda Voyager 2 della NASA nel 1980 e dalle osservazioni da terra e hanno costruito dei modelli, implementando ulteriori dati provenienti dalle missioni Galileo, Cassini, Dawn e New Horizons della NASA, compresi i valori stimati della chimica e di Encelado, di Plutone e delle lune Caronte e Cerere, tutti corpi ghiacciati delle stesse dimensioni delle lune di Urano.
Lo studio era volto a capire quanto fossero porose le superfici delle lune di Urano, e il risultato è stato che sono probabilmente abbastanza isolate da trattenere il calore interno necessario per ospitare un oceano.
Oltre a questo, i ricercatori hanno scoperto quella che potrebbe essere una potenziale fonte di calore all’interno dei mantelli rocciosi delle lune, che rilasciano liquido caldo potenzialmente utile a mantenere un ambiente caldo. Tale scenario sarebbe particolarmente probabile per Titania e Oberon, dove gli oceani potrebbero anche essere abbastanza caldi da essere potenzialmente abitabili. Differente è la situazione di Miranda, la luna più interna e la quinta più grande di Urano, le cui caratteristiche superficiali sembrano essere di origine recente, suggerendo che potrebbe aver trattenuto abbastanza calore per mantenere un oceano ad un certo punto ma non abbastanza per aver ospitato acqua a lungo. Il suo oceano ora, probabilmente, è congelato.
Ma il calore interno non è l’unica fonte che garantisce la presenza di acqua liquida. Infatti, recenti studi suggeriscono che anche i cloruri, così come l’ammoniaca e i sali disciolti in acqua, sono probabilmente abbondanti negli oceani delle più grandi lune di Urano e tali elementi funzionano da antigelo.
Questo studio è soltanto un piccolo tassello nel grande puzzle dell’abitabilità del nostro Sistema Solare, ma sicuramente offre spunti di ricerca interessanti, anche per le future missioni spaziali.