Scrive Stefano Benni “dentro un raggio di sole che entra dalla finestra, talvolta vediamo la vita nell’aria. E la chiamiamo polvere”.
L’Universo è un luogo estremamente polveroso. C’è infatti molta più polvere in esso di quanto le attuali teorie di formazione della polvere possano spiegare. L’Universo sta in pratica operando con un surplus di polvere.
La polvere è parte integrante del funzionamento dell’Universo. Infatti, funge da bozzolo per proteggere le stelle in formazione, si compatta per aiutare a formare pianeti e funge da supporto per permettere alle molecole di aggregarsi insieme, e con esse, anche quelli che sono stati i mattoni della vita sulla Terra. Sembra quasi che l’Universo, come il mare, celi meraviglie che ancora oggi non sono del tutto svelate. E all’occhio dell’astronomo solleticano idee tanto quanto le meravigliose distese azzurre incantano il marinaio.
In questa immagine si svelano le acque lontane che lambiscono i lontani recessi dell’universo, a 15mila anni luce di distanza nella costellazione del Sagittario. Qui, una stella di Wolf-Rayet, si accinge a fare il suo ultimo canto, gridando luce nel buio della notte infinita. La stella WR 124 è stata ripresa dal James Webb Space Telescope con un dettaglio senza precedenti del suo ambiente. Incorniciata dal suo caratteristico alone di gas e polvere, brilla in luce infrarossa, estende le sue propaggini lungo una struttura nodosa di esplosioni cicliche, come i rami di un albero mentre si sta liberando dei suoi strati esterni, avvolta dalla polvere cosmica intrisa di elementi pesanti.
La stella WR 124 ha una massa pari a 30 volte quella del Sole e ne ha perso un terzo soffiando materiale via da sé. E man mano che il gas espulso si allontana dalla stella, si raffredda e la polvere cosmica brilla di luce infrarossa. Le stelle massicce vivono una vita corta e turbolenta. Il fatto che non tutte attraversino la breve fase che contraddistingue le stelle di Wolf-Rayet prima di diventare una supernova, rende queste osservazioni ancora più preziose per gli astronomi.
Il Mid-Infrared Instrument (Miri) del telescopio Jwst è riuscito aiuterà a rivelare le struttura grumose delle nebulose di gas e polvere che circonda le stelle, confermando che stelle come WR 124 servono anche come analogo per aiutare a comprendere un periodo cruciale nella storia primordiale dell’Universo, quando i loro avi, prima di morire, hanno seminato il giovane Universo con gli elementi pesanti forgiati nei loro nuclei, per donare alle generazioni future mattoni più solide su cui costruire le loro esistenze.
E come sulla Terra il nostro Sole dipinge calde tonalità sulle morbide nubi al tramonto, così anche le stelle, artiste violente ed eclettiche, affrescano la grande tela dell’Universo, per raccontare la storia più lunga mai narrata.