Con il solito, perfetto lancio (e rientro sulla terra) del razzo Falcon 9, Nasa e SpaceX hanno lanciato la missione Crew-10 che permetterà agli astronauti bloccati sulla Stazione spaziale internazionale (Iss), Butch Wilmore e Suni Williams, di tornare sulla Terra, dopo più di nove mesi trascorsi in orbita. Poco dopo le 18 (ora locale) del 14 marzo, il razzo vettore di SpaceX è decollato dal Kennedy Space Center, in Florida, con a bordo quattro membri dell’equipaggio e diretto verso la Iss.
Falcon 9 a ritmo di due lanci in poche ore
Il lancio, inizialmente programmato per mercoledì, era stato rinviato all’ultimo momento a causa di un problema tecnico al sistema di supporto a terra. Successivamente è stata effettuata un’ispezione e una “sacca d’aria” che probabilmente causava il problema e che è stata evacuata, come spiegato dalla Nasa. Questa missione, denominata Crew 10, dovrebbe consentire ai due astronauti americani, ex piloti della Marina militare, bloccati sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) dallo scorso giugno, di tornare sulla Terra.
Il loro ritorno potrebbe iniziare mercoledì prossimo, pochi giorni dopo l’arrivo del nuovo equipaggio, a bordo di una SpaceX, invece che del Boeing Starliner che li aveva trasportati inizialmente e che aveva subito guasti.
Nel frattempo, Falcon 9 ha lanciato, poche ore dopo dalla base californiana di Vandenberg, la costellazione dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) Hermes Pathfinder (High Energy Rapid Modular Ensemble of Satellites). I sei Cubesat della costellazione sono stati integrati su una piattaforma di rilascio Ion realizzata dalla società D-Orbit, con sede nel comasco. Collocati su un’orbita eliosincrona a un’altitudine di circa 500-520 km, con un’inclinazione di 97,44 gradi i sei nanosatelliti verranno dispiegati dopo circa una settimana dal lancio con il rilascio di uno al giorno. Finanziati principalmente dall’ASI e con il contributo tecnico/scientifico dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), del Politecnico di Milano, dell’Università degli Studi di Cagliari, hanno l’obiettivo di rappresentare una svolta nel campo dell’astrofisica multi-messaggero ad alta energia.
L’esperimento di biomedicina dell’Università di Ferrara
A bordo della Crew Dragon partita con l’equipaggio della missione Crew 10, vi è un esperimento che si aggiungerà agli altri 350 già presenti sulla ISS. Torna in orbita per la seconda volta, dopo essere stato modificato, ed è un pletismografo sperimentale (un congegno che misura il flusso ematico fra torace e cervello), messo a punto da un gruppo di ricercatori ferraresi guidati dal professor Paolo Zamboni, ideatore dell’esperimento Drain Brain 2.0 ed esperto di chirurgia vascolare e traslazionale dell’Università di Ferrara, che ha ottenuto la certificazione del pletismografo con l’obiettivo di verificare le sue potenzialità nel misurare in orbita il volume di sangue che attraversa la vena giugulare e l’arteria carotide. Questo strumento potrebbe garantire un efficace monitoraggio delle variazioni dei flussi di sangue in microgravità. Il dispositivo è composto da un collarino e da una serie di sensori applicati sul torace.
Il controllo continuo di quei parametri può migliorare la sicurezza per gli operatori al lavoro nella ISS. Disidratazione e rallentamento del flusso sanguigno potrebbero infatti aumentare il rischio di trombosi. E’ in test che naturalmente promette ricadute per la medicina terrestre, ma guarda anche alle future missioni lontano dalla Terra, dalla Luna a Marte.
Il volo verso la Iss
I quattro astronauti partiti il 14 marzo sono l’astronauta NASA Anne McClain, veterana dello spazio, con 203 giorni già trascorsi in orbita con la Expedition 58 lanciata con la Sojuz Ms-11. Sempre della Nasa è anche la bionda Nichole Ayers, al suo debutto spaziale, mentre l’astronauta giapponese Takuya Onishi, è alla sua seconda missione dopo i 115 giorni in orbita con la Expedition 48. Infine, il russo Kirill Peskov, al suo primo volo spaziale, che si è addestrato per mesi anche a Houston con la sua riserva, il cosmonauta veterano di tre missioni Sojuz, Oleg Artemijev, che invece vanta ben 560 giorni trascorsi in orbita. La Crew Dragon Endurance ha viaggiato a 8 chilometri al secondo verso la Iss, per poi agganciarsi dopo poche ore al modulo Harmony della Stazione spaziale internazionale, e infine dare il cambio agli astronauti della Crew 9, Nick Hague, statunitense, e Aleksandr Gorbunov, russo, partiti (in due) lo scorso 28 settembre.
In due, e non in quattro come avviene regolarmente, poiché gli altri due posti dovranno essere occupati da Sunita e Butch. E saranno Hague e Gorbunov, appunto, a rientrare sulla Terra con i due “forzati dello spazio”. Il rientro è previsto per il 25 o 26 marzo con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico.