Giornata nazionale dello spazio: 16 dicembre, un appuntamento al suo quarto anno

by F M

In una mattinata gelida, ma dal cielo terso dello stato americano della Virginia, iniziava la
grande avventura dell’Italia nello spazio. Un avventura che non poteva non vedere l’Italia tra
le prime nazioni al mondo a lanciare un proprio satellite, costruito, gestito e coordinato da sé,
considerando storicamente il genio degli scienziati italiani, anche per quel settore spaziale che
negli Stati Uniti si affidava all’ingegner Rocco Petrone, originario della Basilicata, per dirigere
i lanci delle straordinarie missioni Apollo.

E quell’esile razzo americano “Scout”, quel 15 dicembre 1964 inviava in orbita un satellite
sferico a strisce e dotato di lunghe antenne, che subito fu battezzato lo “Sputnik tricolore”.
Ora l’Italia è sempre più tra i maggiori protagonisti dello scenario spaziale mondiale, grazie ad
investimenti, alle eccellenze delle aziende e a una dinamica agenzia spaziale, che da alcuni ha
sede presso l’area tecnologica di Tor Vergata, a Roma, e che ha promosso, dal 2021, la
“Giornata Nazionale dello Spazio”, istituita dal Consiglio dei Ministri, per far conoscere
sempre più in Italia e nel mondo , il ruolo nazionale nell’ambito delle conquiste spaziali.
Quest’anno, la “Giornata italiana dello spazio” si celebra il 16 dicembre.

Da Washington all’Italia
L’occasione del 15 e 16 dicembre, è quella per organizzare eventi culturali un po’ ovunque in
Italia. Ve ne sono molti, un po’ in tutta Italia: il primo, venerdì 13 dicembre, presso il Liceo
“Giuseppe Mazzini” a Genova, con gli interventi del primo astronauta italiano, Franco
Malerba, e di Walter Riva, Direttore dell’Osservatorio Astronomico del Righi, oltre che di
“Cosmo 2050”.
E comunque il sessantesimo anniversario del lancio del satellite “San Marco 1” verrà celebrato
anche tra i molti eventi in programma al New Space Economy ExpoForum che inizierà il 16
dicembre alla Fiera di Roma, e organizzato da Fiera di Roma con l’Agenzia Spaziale Italiana e
il supporto di molti enti e istituzioni, compreso il Ministero per le Imprese e il Made in Italy.
Nell’ambito della Giornata dello Spazio, che si è tenuta presso l’Ambasciata italiana a
Washington, l’Agenzia per lo sviluppo delle Imprese ICE ha organizzato un momento di
incontro tra imprenditori, imprese e operatori della Space economy. All’evento erano presenti
più di 500 persone.
“L’accordo con Virgin Galactic e la Regione Puglia costituisce un potenziale importante di
investimento dall’estero, con una concreta ricaduta sul territorio e con un altrettanto
potenziale sviluppo di quelle tecnologie vocate all’esportazione – afferma Matteo Zoppas,
Presidente di ICE .

Le cifre della Space Economy in Italia
Il Made in Italy ha prodotto 625 miliardi di esportazioni nel 2023, di cui 7,5 miliardi
provenienti dall’aerospazio, in crescita del 14% rispetto al 2022. Nei primi otto mesi del 2024
il dato delle esportazioni italiane del settore è stato di 4,3 miliardi. Secondo le ultime stime la
new Space economy passerà da 400 miliardi a 1800 miliardi entro il 2035.
“Con questi trend, gli oltre 7 miliardi di euro del settore potranno diventare almeno 30
miliardi nel 2035 – aggiunge Zoppas – e i nostri produttori dovranno essere della partita,
grazie a un importante lavoro di squadra anche del sistema paese che agevoli l’incontro tra
domanda e offerta. Un treno che non possiamo rischiare di perdere. Il potenziale di crescita è
infatti molto elevato e tutto il mondo è concentrato sulla realizzazione di nuovi progetti e

iniziative. Quando parliamo delle eccellenze dei prodotti italiani non ci riferiamo solo alle tre
‘F’, Food, Fashion and Furniture, ma anche alle tecnologie. Il Governo italiano, ad iniziare dal
Presidente Giorgia Meloni, è molto concentrato sulle potenzialità della Space economy e il
progetto che viene presentato oggi esprime bene l’impegno che c’è nei confronti del settore.
Il Ministero degli Affari esteri italiano sta lavorando molto alla diplomazia della crescita per
l’economia dello spazio attraverso il lavoro delle strutture diplomatiche nel mondo e Il
Ministero del Made in Italy, competente per il settore Aerospaziale, sta creando le condizioni
in Italia per migliorare la competitività e le competenze nelle quali siamo leader”
Quel lancio di 60 anni alla guida del professor Broglio
Quel 15 dicembre 1964 a guidare il team di tecnici e scienziati italiani fu il professor Luigi
Manlio Broglio. Romano d’adozione, ma piemontese di nascita (di Castelfranco d’Ivrea),
professore all’Università La Sapienza e ufficiale del Genio Aeronautico, è il pioniere delle
attività spaziali italiane. E propose un accordo con gli Stati Uniti per lanciare un satellite per
lo studio della densità atmosferica a quota orbitale, grazie ad uno strumento da lui ideato, la
“Bilancia Broglio”. Non solo: il programma di Broglio prevedeva la realizzazione di una base
di lancio mobile all’equatore, da ancorare sul fondale dell’oceano indiano davanti alle coste
del Kenya. Per i lanci la Nasa avrebbe forbito il razzo Scout in cambio di dati ottenuti dai
satelliti italiani.
All’epoca soltanto 4 astronauti americani erano stati in orbita per brevi voli sulle capsule
Mercury (e 9 sovietici sulle Vostok e Voskhod), e gli scienziati statunitensi volevano
comprendere in dettaglio come e dove avrebbero dovuto viaggiare per missioni sempre più
lunghe gli astronauti delle future missioni.
Ma il satellite era tutto italiano. E per molti aspetti, con San Marco 1 l’Italia può considerarsi
la terza nazione, dopo le due superpotenze che allora si sfidavano a distanza nello spazio
Unione Sovietica e USA, ad inviare un satellite in orbita.
Ancora prima, nel 1962, Regno Unito e Canada lanciarono un loro satellite, ma realizzato e
coordinato con il supporto di tecnici e scienziati di altre nazioni. San Marco invece era tutto
Made in Italy. E Washington aveva con l’Italia un rapporto importante e ampio, al punto tale
che il vicepresidente Lyndon Johnson venne in visita a Roma nel 1962 per firmare gli accordi
spaziali con l’allora Ministro degli Esteri, Attilio Piccioni. E incontrava anche il Presidente
della Repubblica Antonio Segni, e Papa Giovanni XXIII, a cui donò il modellino di un satellite
Nasa.

Sei decenni di intense attività in campo spaziale
Broglio, che oltretutto aveva un rapporto di amicizia e collaborazione con Werner von Braun,
il regista tedesco della conquista lunare americana e padre dei super vettori Saturno, dal 1967
iniziò a lanciare i successivi San Marco dalla piattaforma italiana in Kenya: la base di lancio
era la “San Marco”, e quella poco distante, sempre ancorata nelle acque keniote come centro
di controllo era la “Santa Rita”. L’ultimo lancio è del 1988, e oggi la base è dell’ASI, è
ribattezzata “Base Broglio”ed è un centro di terra di raccolta dati da satelliti scientifici e da
telerilevamento.
L’Italia nel frattempo è cresciuta negli anni, e sempre negli anni ‘60 con l’allora Fiat Aviazione
realizzava l’ultimo stadio dei primi razzi europei da una base del deserto australiano.
Nel 1988 nasce l’Agenzia Spaziale Italiana (i San Marco erano satelliti di CNR, Aeronautica
Militare e Università di Roma), e nel 1991 l’ASI lancia il suo primo piano quinquennale.
Oggi l’Italia è protagonista un po’ in tutti i settori dell’astronautica: dai moduli per le stazioni
spaziali ai razzi, dai satelliti applicativi in orbita terrestre ai centri spaziali di terra, dai satelliti
che scrutano il cosmo alle sonde robotizzate che esplorano il nostro Sistema solare.

Ha avviato collaborazioni con molte agenzie spaziali, prime fra tutte l’Agenzia Spaziale
Europea (ESA) e la NASA. Ma ha anche realizzato programmi nazionali, come la rete
satellitare duale (cioè sia civile che per la difesa) Cosmo-Skymed.
E dal 1992, finalmente, anche gli astronauti: da quella missione dello Shuttle Atlantis con a
bordo Franco Malerba, ora gli astronauti italiani che sono stati in orbita sono 8. In attesa di
un’autonomia tutta europea per il lancio di astronauti, in cui l’Italia certamente sarà
protagonista, l’avventura continua e sta per spostarsi dall’orbita della Terra a quella della
Luna.

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