Foto di Nicola Amoruso: NGC7380 e BRC43

by Redazione

Foto di Nicola Amoruso: NGC7380 e BRC43

Luogo
Parco Nazionale dell’Alta Murgia e Parco Nazionale del Pollino

date-526
2024-08-09

Telescopio
SkyWatcher 150P quattro

Montatura
SkyWatcher EQ6R Pro

Camera
ZWO ASI 294MC Pro

Filtri
Optolong l-extreme

Guida
ZWP ASI 120 mm mini

Pose
101 lights 300s gain 300 -5°C

Elaborazione
Pixinsight

message
L’ammasso aperto galattico NGC 7380, situato nella costellazione di Cefeo, è associato a una vasta nebulosa a emissione e a nubi molecolari oscure. L’ammasso stellare, distante circa 8.000 anni luce dalla Terra e con un’età stimata di 4 milioni di anni, è caratterizzato da una struttura mareale. Tra i membri dell’ammasso spicca la stella binaria di tipo spettrale OI, Delta Cephei, con una magnitudine apparente di 7,6. Questa stella, attualmente in fase di spinta del materiale circostante, potrebbe aver innescato la formazione stellare nelle nubi molecolari adiacenti. Queste nubi ospitano giovani stelle coetanee, che si muovono in modo simile ma non sono gravitazionalmente legate all’ammasso principale, il che suggerisce che nel tempo potrebbero allontanarsi.
La nebulosa fu scoperta nel 1787 dall’astronoma Caroline Herschel e successivamente catalogata da Sharpless come S 142. Con un’estensione di circa 25 minuti d’arco, la nebulosa si distingue per la sua ricchezza stellare e per il suo ruolo attivo nella formazione stellare, come evidenziato dalla sua relazione con la regione HII, le stelle a emissione di idrogeno, e le Bright-Rimmed Clouds (BRC). La nebulosa si estende per circa 110 anni luce, rendendola apparentemente più grande del diametro angolare della Luna. Contiene ancora i gas residui della nube progenitrice, che vengono riscaldati e ionizzati dalle stelle più massicce, come Delta Cephei.
Gli archi visibili all’interno della nebulosa sono probabilmente causati da fenomeni di bow shock e compressione del gas, dovuti all’interazione tra il vento stellare delle stelle più calde e massicce e il gas circostante. Questi archi, composti da idrogeno ionizzato, indicano le regioni di gas più denso all’interno della nebulosa.
L’abbondante presenza di idrogeno ionizzato è responsabile del caratteristico colore rosso della nebulosa.

Nicola Amoruso
(Gruppo Astrofili del Salento e membro UAI)

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