Titano, la grande luna di Saturno, ha una spessa atmosfera ed è l’unico corpo nel Sistema Solare a presentare un ciclo idrologico dopo la Terra. Sulla sua superficie ci sono grandi laghi, scorrono fiumi e avvengono precipitazioni piovose di metano ed etano. C’è anche acqua, ma con una temperatura al suolo di -180°C, essa forma una durissima crosta alla
sommità di un oceano planetario. Tra circa 700 milioni di anni, quando il Sole diventerà più caldo e la Terra smetterà di essere un mondo abitabile, Titano probabilmente ne assumerà le sembianze e potrebbe offrire una casa di riserva per i viventi intelligenti che eventualmente ci saranno.
La missione Cassini-Huygens
La sua spessa atmosfera, al 95% di azoto, ha impedito l’osservazione della sua superficie da Terra, sino all’arrivo della missione spaziale NASA/ESA/ASI Cassini, nel 2004, che ne permise la ripresa globale in infrarosso e nel dettaglio grazie alle telecamere del lander Huygens. Questa sonda, durante la sua discesa del 14 gennaio 2005, permise di scoprire laghi di idrocarburi nell’emisfero settentrionale della luna, rivelando una superficie sostanzialmente giovane con pochissimi crateri da impatto, però certamente modellata da qualche attività endogena. Il caso volle che atterrasse su una superficie abbastanza soffice di ghiacci anziché ammarare in uno dei suoi laghi.
La missione Cassini-Huygens è terminata il 15 settembre 2017 con la disintegrazione nell’atmosfera del pianeta, dopo aver raccolto una massa enorme di dati per quasi 14 anni nel sistema di Saturno. L’analisi di quei dati è ben lungi dall’essere conclusa e, dopo vent’anni dall’entrata in orbita, il 1° luglio 2004, i geologi planetari del Massachusetts Institute of Technology (MIT) pubblicano i risultati di una simulazione sull’erosione delle coste nei laghi di Titano. I loro risultati, illustrati sulla rivista Science Advances, suggeriscono che le onde liquide, piuttosto che altri meccanismi di erosione, influenzino in modo efficace i paesaggi costieri.
Onda su onda?
“Alcune persone che hanno cercato di vedere prove dell’esistenza delle onde non ne hanno viste”, afferma Rose Palermo, prima autrice dello studio. “Altri hanno detto di aver visto qualche rugosità sulla superficie del liquido, ma non erano sicuri che fosse causato dalle onde.”
“Possiamo dire, sulla base dei nostri risultati, che se le coste dei mari di Titano sono state erose, le onde sono le più probabili colpevoli”, dicono nello studio. “Se potessimo trovarci sul bordo di uno dei mari di Titano, potremmo vedere ondate di metano ed etano liquidi che lambiscono la riva e s’infrangono sulle coste durante le tempeste. E sarebbero capaci di erodere il materiale di cui è fatta la costa”.
La dinamica dei liquidi su Titano
Il gruppo di ricerca utilizza modelli basati sui processi di erosione terrestre, applicandoli a Titano per esaminare come diversi tipi di erosione potrebbero modellare le sue coste. Le forme riconducibili all’erosione provocata dalle onde, quella uniforme o assente, sono poi confrontate con le immagini vere. Le simulazioni rivelano differenze consistenti: l’erosione per onde produce coste più lisce in aree con distanze di recupero più lunghe, mentre l’erosione uniforme modella coste più uniformemente allargate. Questi risultati sono stati irrobustiti dal confronto con le immagini dei laghi terrestri con evidenti processi erosivi.
Pur convincenti, le simulazioni restano tali e le conferme potranno solo avvenire dalle osservazioni in loco su Titano di moto ondoso nei suoi laghi di idrocarburi. Cosa non facile perché prima che ritorni una missione sulla grande luna di Saturno ci vorrà ancora del tempo, almeno sino al 2034 con la futura missione Dragonfly. Anche dal suolo o con i telescopi spaziali non è un compito facile, sia in termini di potere risolutivo sia per la ben nota opacità dell’atmosfera di Titano. Anche in infrarosso sussistono gli stessi problemi.
Accertarne la presenza di onde nei laghi di Titano fornirebbe preziose informazioni sul suo clima e una migliore interpretazione della sua orografia. Non da meno, questo grande satellite rappresenta una sorta di fotografia della Terra primordiale e forse conserva intatte le condizioni della chimica prebiotica.