Un antico astrolabio e la sua datazione

Le mutevoli posizioni delle stelle ci possono raccontare la storia dell’astronomia

La "rete" dell'astrolabio con i suoi 34 puntatori e le stelle di riferimento più strettamente allineate con esso. (Emmanuel Davoust)

Gli astrolabi sono strumenti incredibili, che servono per esempio per trovare la latitudine di una nave, ma sono anche delle vere e proprie opere d’arte. Racchiudono in sé il fascino della precisione estrema e la raffinatezza degli strumenti antichi, tanto che c’è stata una rinascita di popolarità dal momento che i collezionisti si accaparrano anche quelli realizzati con processi di produzione più recenti per il loro fascino estetico.

Quello che molti non sanno inoltre è che essi sono in grado di raccontarci anche quando sono stati realizzati, in particolare analizzando i modelli delle stelle a cui fanno riferimento.

Emmanuel Davoust, astronomo presso l’Osservatorio Midi-Pirenei di Tolosa, in Francia, si occupa anche di storia. In un articolo recente ha analizzato le posizioni delle stelle che si troverebbero seguendo i puntatori di un astrolabio situato nel Musée des Arts precieux Paul-Dupuy, sempre a Tolosa.

Costruire un astrolabio non è un processo semplice. Richiede infatti la fabbricazione di diverse parti, come la “rete”, che “rappresenta la proiezione planare della sfera celeste”, e la “mater”, che si riferisce al disco graduato posto sul retro e che consente all’utilizzatore di determinare l’altezza di una stella sull’orizzonte.

Ma la cosa forse più importante degli astrolabi sono i “puntatori” che, se posizionati contro il cielo, rappresentano la posizione di un particolare insieme di stelle. L’astrolabio in questione ne ha 34.

Tuttavia, non si sa a che stelle essi facessero riferimento. Quindi il mistero era capire a quali di esse corrispondessero. L’operazione non è semplice perché le stelle si spostano in cielo nel corso dei secoli.

L’astrolabio, fabbricato da frati domenicani, non presentava infatti i nomi di nessuna delle stelle alla fine delle lancette. Così Davoust ha scattato una foto della rete e ha cercato di determinare le coordinate di ciascuno dei 34 puntatori. Incrociando poi un catalogo stellare che mostrava la posizione di tutte le stelle di riferimento utilizzate su altri astrolabi latini conosciuti e ha cercato di trovare il modello più vicino a ciò che aveva visto sulla rete di quello che stava studiando, limitando inoltre la ricerca tra gli anni 1400 e 1700 e solo alla data dell’equinozio per ogni anno, è stato in grado di scoprire che l’equinozio dell’anno 1550 era il più vicino ad avere stelle di riferimento nella posizione vicina ai puntatori dell’astrolabio di Tolosa. Non allineato alla perfezione, ma abbastanza vicino da essere utile ai frati per i quali era stato inizialmente progettato.

Questa ricerca ci dimostra che l’astronomia storica passa anche e soprattutto attraverso gli strumenti che, spesso, racchiudono come capsule del tempo degli affascinanti segreti e ci raccontano la loro storia pur non avendo voce. 

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