La missione Galactic 01 segna l’inizio dei voli commerciali di Virgin Galactic e l’inizio pratico della partnership con l’Aeronautica Italiana e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Ieri 29 giugno, alle 16:30, ora italiana, un gigantesco aereo a doppia carlinga si è sollevato dallo spazioporto Spaceport America in New Mexico. Si tratta del VMS Eve di Virgin Galactic. I suoi piloti Kelly Latimer e Jameel Janjua l’hanno portato fino a una quota da 15 km e qui ha scaricato il suo carico: lo spazioplano SpaceShipTwo chiamato VSS Unity. Questo, pilotato da Mike Masucci e dall’ex tenente dell’Aeronautica Italiana Nicola Pelice, ha un solo motore a razzo non indirizzabile, che tuttavia, grazie all’inclinazione a cui è montato, può spingere lo spazioplano verso il confine dell’atmosfera.
A bordo il Cabin Lead di Virgin Galactic Colin Bennett, incaricato di monitorare le procedure di sicurezza, ma soprattutto i tre passeggeri italiani. Sono il colonnello Walter Villadei, comandante del’equipaggio italiano; il tenente colonnello Angelo Landolfi in qualità di medico aerospaziale; e Pantaleone Carlucci, ingegnere energetico e tecnico del Cnr. Dal lato italiano la missione è stata battezzata Virtute-1 (Volo Italiano per la Ricerca e la Tecnologia sUborbiTalE,) il che suggerisce che, anche loro, prevedono missioni successive. Lo scopo di questa collaborazione è quello di eseguire esperimenti in assenza di peso relativi al settore biomedico, alla termofluidodinamica e allo sviluppo di materiali.
Ciò è stato fatto nei pochi minuti fra lo spegnimento del motore e il ritorno in atmosfera dello spazioplano. In questa fase è stata anche raggiunta la quota massima, 85,1 km, e il capitano Villadei ha mostrato un grande sorriso e una piccola bandiera italiana per celebrare il primo volo suborbitale italiano di sempre e i 100 anni dell’Aviazione Militare. Infine VSS Unity è tornata planando al suolo atterrando quasi 15 minuti dopo il distacco in quota.
Gli esperimenti di Virtute -1
Alcuni degli esperimenti eseguiti hanno passivamente immagazzinato dati, ma altri hanno dovuto ricevere le attenzioni dell’equipaggio.
Doosy e Liulin hanno misurato la radiazione cosmica nella mesosfera (50-100 km di quota). L’esperimento Ping (droP Impact iN micro-Gravity) ha invece registrato informazioni sul modo in cui le gocce entrano in contatto e aderiscono a diversi materiali. Questo ha molte applicazioni nei processi industriali, come le tecnologie di rivestimento a spruzzo, al plasma e a goccia.
Ice-Sf (Italian Combustion Experiment – Suborbital Flight) è un esperimento passivo che studia la combustione dei biocarburanti liquidi rinnovabili e il comportamento dei fluidi complessi ad alta temperatura a diverse pressioni, i cui risultati potrebbero aiutare a realizzare motori più efficienti, specialmente per aerei. Caq (Cabin Air Quality ) è invece un piccolo monitor di nanoparticelle per misurare la qualità dell’aria interna dei voli suborbitali, la strumentazione è stata pensata per valutare soprattutto le fonti e i livelli delle particelle ultrafini presenti nella navicella.
Mentre i precedenti esperimenti sono realizzati dal Cnr, Trap (TetRafluoroethAne sPonge) è dell’Università di Padova e dell’azienda italiana Technology for Propulsion and Innovation e ha testato un metodo di evaporazione dei liquidi che potrà essere sfruttato come propulsione a gas freddo per i microsatelliti. Per la scienza dei materiali c’è l’esperimento Sharcs (SHApe Recovery of Composite Structures) dell’Università di Roma Tor Vergata, che consta nel far raddrizzare col calore una spirale realizzata con un polimero a memoria di forma, un’innovazione che ha grande potenziale nell’ambito spaziale per il dispiegamento di bracci per vele solari e altre operazioni analoghe. Sempre dell’Università Tor Vergata è l’esperimento Tesis (TESting in Space) che studia l’effetto della microgravità sulla miscelazione dei liquidi con l’obiettivo di sfruttare l’assenza di peso per produrre schiume per applicazioni biomediche da materiali con densità molto diverse.
L’Aeronautica Militare ha eseguito un esperimento con cellule cerebrali umane per testare gli effetti delle forti accelerazioni e della microgravità sulla plasticità neurale. L’Aeronautica ha anche mappato le vibrazioni trasmesse attraverso i sedili ai passeggeri per comprendere meglio il loro legame con la nausea causata dai voli suborbitali.
Il comandante Villadei inoltre ha indossato la speciale tuta spaziale Sfs1 (Smart Flight Suit 1), realizzata dall’azienda italiana Spacewear, composta da oltre 150 pezzi assemblati con materiali ignifughi ma traspiranti, in grado di raccogliere dati biomedici con sensori tessili. L’ingegner Carlucci invece ha indossato un monitor Holter con elettrocardiogramma che ha registrato la sua attività cardiaca durante le forti accelerazioni per avere più informazioni nel calcolo del rischio per i futuri partecipanti ai voli spaziali affetti da malattie cardiovascolari. Verranno studiate anche le condizioni cognitive durante il viaggio spaziale con esercizi di memoria di lavoro eseguiti dal tenente colonnello Landolfi mentre la sua attività cerebrale viene misurata grazie a un elettroencefalogramma. Infine, sia prima che dopo il volo tutti e tre i ricercatori sono stati sottoposti a test medici come risonanza magnetica del cuore e del cranio, prelievi di saliva ed ecografie.
Ad agosto Galactic 02
Il successo di questa missione è di buon auspicio per la prossima mossa di Virgin: effettuare Galactic 02 a inizio agosto. Mentre tutti i dati scientifici raccolti saranno utili per la commercializzazione di un altro servizio dei voli suborbitali: quello di poter viaggiare dall’altra parte del mondo in un paio d’ore. Questo rimane di primaria importanza per l’Italia in quanto, con la collaborazione dell’Agenzia spaziale italiana, Virgin Galactic sta pensando di realizzare il suo secondo spazioporto all’aeroporto di Grottaglie, in provincia di Taranto.